1. Mi scopo il collega


    Data: 02/01/2024, Categorie: Etero Tue Racconti Autore: pennabianca, Fonte: RaccontiErotici.xyz


    Mi chiamo Anna, ho 27 anni, sono alta 1.70, mora, capelli a caschetto, occhi neri, bocca ampia, labbra carnose ed un bel seno di una terza piena. Fisicamente sono longilinea, ventre piatto, bel culo alto e sodo, cosce lunghe e snelle. Da cinque anni, lavoro come impiegata in una ditta molto importante e, fra le regole che ci ha imposto la direzione, vi è quella di non intessere relazioni con i colleghi. Poi, un anno fa, mi hanno trasferito in un nuovo ufficio con un incarico molto prestigioso. Mi son trovata in coppia con Mario, un bel maschio di 36 anni, sposato. Alto, biondo, dal fisico ben curato e, nonostante le restrizioni, fin da subito ha cominciato a corteggiarmi, prima discretamente, poi sempre più apertamente. Fra noi è cominciato un vero e proprio gioco della seduzione. Io lo provocavo e lui che, reso impotente dall'osservanza del regolamento, soffriva ogni giorno di più. Naturalmente anche lui ci andava giù pesante, nel confessarmi di come mi avrebbe lasciata "sofferente" e come mi avrebbe "scopata, lasciandomi senza respiro", ma, nel contempo, temeva per davvero che una notte con me, avrebbe potuto rovinarlo personalmente e professionalmente. Il rischio era notevole per entrambi, ma per lui molto di più, in quanto, da poco promosso, rivestiva la posizione di quadro dirigente. Alla fine sono stata proprio io a convincerlo a venire da me per un weekend, mentre sua moglie era fuori città. Lo avevo cotto a puntino.
    «Ti devo avere! Cazzo, non ce la faccio più! Devo ...
    ... per forza entrarti dentro.»
    Il venerdì, mentre andavo via dal lavoro, gli ho proposto di venirmi a trovare a casa, alle 19:00, lasciandogli l'indirizzo: intimamente contavo le ore fino al suo arrivo. Ho pianificato ad arte nella mia mente, tutte le cose che gli avrei fatto quella sera. L'ho accolto alla porta, quella sera, con il mio miglior top nero ed una gonnellina pari colore, tacchi alti ed autoreggenti, come gli avevo fatto immaginare più volte, inventando un eventuale incontro con lui ed ho subito notato che il suo cazzo si era drizzato al massimo ancora chiuso nei pantaloni
    «Ben venuto, accomodati!»
    L'ho portato in salotto, giusto per bere assieme un bicchiere di vino. Abbiamo fatto un paio di sorsate, parlando del più e del meno, ma non ha indugiato molto a ficcarmi la lingua in bocca, mentre mi accarezzava i capelli. Mi sentivo così bene nel sentire le sue mani addosso, che quasi dimenticavo che questa era la nostra prima volta insieme.
    Mi aveva descritto così tante volte come mi avrebbe accarezzato, toccato e fatto eccitare, che, adesso, nel provare certe sensazioni, mi sembrava troppo naturale, ovvio ed intimo; ero molto rilassata e pronta a godere con lui. Sapeva tutto di me, gli avevo parlato a lungo di me. Gli avevo raccontato della mia adolescenza. Di come avevo scoperto il sesso ed il piacere che provavo nel farlo con dolcezza ed intensità. Nel mio gioco di seduzione., gli avevo descritto tutti i dettagli della mia vita sessuale, tutte le cose che adoravo ...
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