1. Rapporti condominiali -4


    Data: 16/09/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    Ero tornato dalle vacanze da circa una settimana, quando una mattina, dopo aver rimesso la macchina in garage, passai davanti a quello di Dragan: era aperto. Guardai dentro, la macchina non c’era ma c’era lui, mi dava le spalle ed era assorto a leggere qualcosa che teneva in mano. Mi avvicinai senza che se ne accorgesse e mi affiancai alla sua destra, passandogli il braccio sinistro sulla spalla.
    
    “Cosa leggi?”, gli feci.
    
    Dragan fece un salto.
    
    “Dio bono! – esclamò con un ampio sorriso – Mi fai venire un colpo!”, e mi passò il braccio destro attorno alla vita: come inizio non era male.
    
    “Scusami, ma ti ho visto qui e volevo salutarti: è un sacco che non ci vediamo.”
    
    Più banale di così si muore, ma del resto non potevo mica dirgli che ce l’avevo con lui perché non era più venuto a farselo succhiare! Insomma, siamo in una società civile, bisogna osservare certe convenienze. Scambiammo qualche battuta sulle passate vacanze e intanto il suo braccio prese a scivolare verso il basso, fino a sfiorarmi la curva delle natiche: di bene in meglio!
    
    Mi mostrò il volantino che stava leggendo; intanto, io presi con noncuranza a sfiorargli il lobo dell’orecchio sinistro e lui scese un po’ di più con la mano sulla mia natica destra.
    
    Ci voltammo contemporaneamente a guardarci per un lungo istante, senza dir nulla. Ci dicemmo tutto con gli occhi.
    
    “Aspetta.”, mormorai e, svincolatomi da lui, andai ad abbassare il basculante del garage.
    
    Poi, nella semioscurità del ...
    ... locale, gli sbottonai i pantaloni e gli cavai fuori l’uccello, manco a dirlo, già bello turgido. Glielo slinguai, un po’ per sentirne il sapore e un po’ per insalivarglielo bene; non avevamo molto tempo, quindi mi calai pantaloni e mutande a mezza coscia e mi girai.
    
    “Dai, mettimelo.”, bisbigliai, allargandomi le natiche.
    
    “Dio bono, ti piace proprio!”, ghignò piano lui e non si fece ripetere l’invito.
    
    Sentii la punta smussata del suo cazzo strusciarmi bavosa nello spacco alla ricerca del buco. Allora glielo presi con una mano e lo indirizzai dove la mia voglia scatenata lo stava aspettando.
    
    “Dai inculami! – ripetei – Ficcamelo dentro, vedrai che bello!”
    
    Lui, allora, si assicurò di averlo poggiato sul posto giusto e subito premette per entrare. Una penetrazione così, a freddo, senza un minimo di preparazione preventiva può non essere agevole per lo meno nel momento iniziale; e infatti il mio sfintere fece una resistenza accanita, costringendolo a spingere con forza per aprirsi la strada. Gememmo entrambi, quando il suo ariete scardinò la porta: lui di piacere per la strettezza del passaggio, io di dolore per la corposità del pungolo intrusore. Ma strinsi i denti e cercai di assorbire le fitte lancinanti che la sua progressiva avanzata mi procurava.
    
    “Cazzo, che stretto, Luigi! – mugolò Dragan – Più stretto di una figa vergine!”
    
    Quel paragone mi eccitò in maniera indescrivibile: se era indubbio che molti erano stati a succhiargli l’uccello, mi sembrava altrettanto ...
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