1. Un patto in comune


    Data: 15/08/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Quel giorno Martina giunse con un’ora abbondante di ritardo al nostro appuntamento, non appena aprii la porta lei irruppe nella mia stanza andandosi a stravaccare rudemente sull’ottomana. In quell’occasione essendo reduce dalla palestra indossava ancora la tuta e le scarpe da ginnastica che dopo pochi istanti si tolse, facendo leva con la punta del piede contro il tallone e lasciandole che si schiantassero al suolo:
    
    ‘Dai, vediamo di sbrigarci’ – mi disse sgranchendo frattanto le dita dei piedi.
    
    Io dovevo fornirle ripetizioni di lingua italiana, perché così desiderava sua madre, la proprietaria del monolocale in cui vivevo e da cui dipendevo da alcuni mesi. La signora Amalia era una ricca vedova che possedeva l’intero palazzo in cui si trovava il mio appartamento e in cui lei stessa viveva insieme alla figlia. Era da tre anni che vivevo sotto di loro e i rapporti tra di noi erano sempre stati ottimi, basati su d’una cordiale e inusuale indifferenza, inframezzata tra qualche scialba frase di circostanza che ci scambiavamo ogni qualvolta c’incontravamo. Negli ultimi tempi però le cose erano definitivamente mutate, per il fatto che dopo aver perso il mio lavoro di ricercatore universitario, mi trovai nell’impossibilità di rispettare le scadenze per il pagamento dell’affitto, chiedendo in conclusione alla mia padrona di casa una piccola proroga in attesa di riuscire a trovare un nuovo lavoro. Avevo contattato una scuola privata che cercava un insegnante d’italiano, ma i ...
    ... tempi d’assunzione non furono molto brevi e lo stipendio che ottenni fu tutt’altro che soddisfacente, perché a stento mi permetteva di sopravvivere.
    
    ‘Ascolta, a me dispiace molto per le difficoltà che stai avendo, ma non posso certo tenerti qui gratis, lo capisci? In qualche modo dovrai ripagarmi per le mia generosità’ – mi ribadì fermamente la signora Amalia avvalorandomi quel concetto.
    
    Da quel giorno, in cambio della sua mercanteggiata generosità, nel concedermi proroghe e con l’aggiunta d’un piccolo sconto sull’affitto divenni il suo personale tuttofare, praticamente un servo di cui lei e sua figlia potevano disporre per ogni evenienza. Io venivo coinvolto per qualsiasi cosa, sia per questioni più o meno importanti come il guasto d’un rubinetto sia per altre mansioni che si rivelavano poco più d’un capriccio, come per esempio prendere una scatola in cima all’armadio, pur potendolo compiere loro stessi da soli con l’ausilio d’una comunissima sedia. Per quanto assurdo, paradossale e a tratti umiliante fosse il mio stato di servitù, non potevo fare altro che scattare guizzando come un cane ben addestrato seguendo ogni ordine della mia padrona di casa, giacché con il mio inadeguato e misero stipendio non potevo permettermi il lusso di rifiutarmi, in quanto non avevo la possibilità di cercarmi un altro appartamento. Inoltre, a ben vedere, in quella situazione c’era qualcosa che volutamente m’attraeva, stimolando febbrilmente inconfessate e represse fantasie.
    
    La signora ...
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