1. Per patrizia 1


    Data: 18/10/2017, Categorie: Etero Autore: neogrigio, Fonte: Annunci69

    "Poggiali"
    
    Quel nome riecheggiava nella mia mente da due giorni. Da quando avevo ricevuto quel laconico messaggio: ormai inatteso. Ormai insperato.
    
    Invece era arrivato come un pugno nello stomaco, come una polluzione notturna.
    
    Scarno.
    
    Nudo.
    
    Niente preamboli: un indirizzo e quel "citofonare Poggiali".
    
    Me lo sono scritto sul memo del cellulare ma era già inciso nella mia memoria. Erano i primi riferimenti che legavano Patrizia alla realtà.
    
    Sino a due giorni fa Patrizia era il nome di un tarlo che pian piano ha scavato il proprio reticolo di gallerie nella mia mente.
    
    Un'assenza che era molto più di una presenza: per Patrizia la psiche era il principale organo sessuale.
    
    Eccome se aveva ragione: in due mesi non solo si era insinuata nella mia mente ma vi si era stabilita. Per dirla a suo modo: l'aveva posseduta.
    
    Aveva una tecnica particolare. Quasi da carceriere. Oserei dire che avesse studiato le tecniche dei rapitori seriali: ti affamava con lunghi silenzi e poi ti sfamava con ondate di eros di parole. Ondate calde come un anticiclone. Faceva in modo da farmi sempre implorare un suo cenno, una sua parola che bevevo come un assetato nel deserto.
    
    Quella mattina ho ricontrollato tre volte che l'indirizzo nel navigatore fosse impostato correttamente. L'avevo fatto persino durante una sosta in autogrill dove avevo dovuto ricorrere al bagno per bagnarmi il viso.
    
    E ora finalmente eccomi lì sotto: una selva di condomìni usciti dal peggiore degli ...
    ... incubi calviniani. Un tetris di balconi, verande, tende parasole, parabole e terrazzini. Tanta bruttezza di cemento a celare il Nirvana dietro un'anonima etichetta del citofono.
    
    "Poggiali"
    
    Il mio dito era finalmente su quel pulsante.
    
    Devo aver premuto una volta di troppo: manco fossi il proverbiale postino.
    
    Il gracchiare dalla griglia mi sembrò spazientito: un secco "secondo piano" e poi l'apertura del portone d'ingresso.
    
    Avevo agognato questo momento e ora ero lì.
    
    Il sudore mi bagnava il petto ma provai uno strano sollievo nel toccare il corrimano di legno: il cuore era impazzito e si era come dimenticato di distribuire sangue alle mani che erano due pezzi di ghiaccio. Il tempo di arrivare davanti a quel portoncino socchiuso ne approfittai per strofinarle e farle rinvenire.
    
    Spinsi in dentro l'anta del portoncino. Il tanto che bastò per entrare e chiuderla alle mie spalle.
    
    L'oscurità dell'ingresso mi avvolse. Gli occhi ci misero un po' ad abituarvisi e a scorgere un bagliore provenire da una stanza adiacente.
    
    Come una falena disorientata mi avvicinai alla porta.
    
    Arredamento minimale da seconda casa; probabilmente Ikea. Non mancava il buon gusto. Sintomo di una profonda personalità. Scorgevo dei piccoli quadri alle pareti, una poltrona e quella piantana su treppiede che illuminava il tanto che bastava la stanza.
    
    Come una falena disorientata vidi la luce.
    
    Lei era davanti.
    
    Una silhouette di cui potevo intuire pochi particolari:
    
    la regolarità ...
«123»