1. Diario di una escort (le origini)


    Data: 20/09/2017, Categorie: Prime Esperienze Autore: Frank721, Fonte: Annunci69

    Mi chiamo Angelica e questa è la storia di come sono diventata una Escort.
    
    La mia piccola Smart blu elettrico sfrecciava solitaria sulla statale buia. Sfregai le cosce nude una contro l’altra, cercando di abituarmi a quel vestitino nero che la mia amica Cinzia mi aveva convinto a comprarmi. Non era nel mio stile. Io avrei preferito qualcosa di più sobrio, ma lei era stata irremovibile. Si vedeva che le piaceva vedermelo addosso e non mi stupiva. Cinzia non era lesbica, più che altro bisex a tratti. Stasera avrei dovuto rimorchiare, volente o nolente. Sul sedile del passeggero c’erano gli stivali, i miei preferiti: un paio neri scamosciati, con un bel tacco 12, che arrivavano fino al ginocchio. Non volevo rovinarli guidando e in fondo non era così difficile guidare a piedi nudi. Una spia sul cruscotto cominciò a lampeggiare attirando la mia attenzione: ero in riserva. Dannazione, era già così tardi. Cinzia mi avrebbe ammazzato di sicuro.
    
    Più avanti vidi la segnalazione di un’area di servizio e misi la freccia. La stazione era deserta e malamente illuminata ma vi entrai senza esitazione. Indossai in fretta gli stivali e scesi dalla macchina con la mia pochette. Estrassi il portafogli e mi avvicinai alla cassa automatica. Non avevo contanti, sarei dovuta passare a prelevare appena arrivata in città. Estraggo la mia carta prepagata e la infilo nell’apposito vano. Dopo qualche secondo la cassa me la sputa fuori con la scritta “carta sconosciuta”. –Stai scherzando…- la ...
    ... rinfilo dentro ma nulla, non c’è niente da fare. Mi passo una mano fra i miei capelli castani, scoraggiata –e ora che faccio…- La macchina fino in città non ci sarebbe mai arrivata. Prendo il cellulare e chiamo Cinzia, camminando nel parcheggio semibuio. Niente, suona a vuoto. Probabilmente è già entrata nel locale e non lo sente. Compongo il numero di papà pronta a una strigliata delle sue. Già non voleva che andassi a questa festa, ora che avesse scoperto che ero rimasta a piedi avrebbe cominciato un’altra volta “una ragazzina di appena diciannove anni non dovrebbe uscire da sola…. Eccetera eccetera eccetera…”. Il telefono squilla –e dai papà rispondi…-. -Segreteria telefonica…- -e ti pareva…-. Sono sempre più frustrata. Lo chiamo di nuovo ma ottengo lo stesso risultato. Mentre sono lì a lambiccarmi il cervello noto che un paio di macchine hanno rallentato per poi proseguire ma non ci faccio troppo caso tanto sono concentrata sul mio problema. Riprovo a chiamare entrambi. Niente. Fantastico, sono bloccata qui. In quel momento passa un’altra macchina. Rallenta. Ha un attimo di esitazione ma poi entra nell’area di servizio. Penso che sterzi per andare verso le pompe di benzina ma invece si ferma a pochi metri da me. Rimango immobile e sorpresa. Dopo qualche istante il finestrino si abbassa e vedo al suo interno un ragazzo giovane, probabilmente più grande di me di qualche anno. Mi avvicino dubbiosa mentre lui mi scruta da capo a piedi. Mi piego in avanti per guardarlo attraverso il ...
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