1. La storia di Anna (CAP IX)


    Data: 22/07/2018, Categorie: Etero Autore: Pensionato, Fonte: EroticiRacconti

    LA STORIA DI ANNA (CAP. IX)
    
    Accettò di buon grado, dicendo di essere affamata: Ci sedemmo in disparte, casomai avesse voluto continuare nel suo racconto, anche se l'oggetto mal si combinava con il mangiare. Una cosa però mi mi venne spontaneo:”Che cosa ha ha fatto fallire il tuo matrimonio e sei stata tu a lasciarlo o viceversa?”: “Sono stata io , che oramai non sopportavo più le sue morbose fantasie; cercavo dei rapporti normali, mi sembrava di aver provato ormai tutto e l'intermezzo con il padre mi aveva fatto riscoprire quelli che erano i giusti rapporti fra maschio e femmina, senza che nessuno prevaricasse sull'altro.” Il cameriere ci servì un vassoio di affettati e un cesto di crescia (pizza bianca) su ci tuffammo come due affamati. Il pranzò proseguì in silenzio, ogni tanto alzavo gli occhi su Anna e cercavo di capire quale era quella che mi piaceva di più: quella modello donna di famiglia, sesso in posizione del missionario con poche varianti, o quella porca che si contorceva e squirtava subendo e partecipando a incontri di sesso estremo. Alla fine del pranzo ci concedemmo una siesta sotto un pergolato; non le accennai nemmeno l'esistenza di stanze a nostra disposizione (accidenti alla mia timidezza!). Verso le quattro del pomeriggio ci accomodammo su una panchina di un giardino lì vicino e Anna ricominciò a raccontare:” Non puoi nemmeno immaginare a quale livello di morbosità era giunto Giovi ti basti solo sentire questa esperienza. Una sera si presentò a casa con ...
    ... una scatola che mi porse e mi disse di indossare il suo contenuto, chiamò quindi la servitù e disse loro di preparare solo per i genitori, perchè noi saremmo usciti ed avremmo cenato fuori. Dentro di me esultai e pensai che nella scatola ci fosse un bell'abito da sera. La sorpresa fu quando l'aprii perché non vi era nulla di quello che avevo immaginato: una camicetta, una minigonna di pelle nera, un paio di calze a rete autoreggenti e null'altro. Si prospettava un'altra serata all'insegna della trasgressione: indossai i capi sopra un paio di slip ed un reggiseno, mi guardai allo specchio: sembravo proprio una mignotta, di quelle che battevano la sera nella vicinanze del parcheggio del supermercato di zona. Stavamo per uscire ma Giovi mi palpò sotto la gonna e disse “ Cara dovevi indossare “solo” il contenuto della scatola e quindi togliti gli slip ed il reggiseno!” Obbedii, ma la cosa incominciava a scocciarmi, non avevo, almeno in quel momento, tanta voglia di subire Giovi, ma per il quieto vivere... Mi fece accomodare in macchina, aveva scelto per quella sera il suv e ci dirigemmo verso la periferia della città proprio vicino al supermercato di cui ti ho già detto. C'erano quattro o cinque camion parcheggiati. Lì vicino c'era una trattoria frequentata per lo più da camionisti e proprio lì ci siamo diretti, entrammo. Naturalmente ero l'unica donna, ci accomodammo in un tavolo proprio in mezzo alla sala in modo che fossi ben visibile da ogni parte del ristorante; più cercavo ...
«123»