1. Quando si dice il caso


    Data: 24/08/2023, Categorie: Etero Autore: Sasolone, Fonte: Annunci69

    Tutti i giorni quella signora passava davanti alla mia officina di moto.
    
    La prima volta che la notai fui attratto dal suo sguardo intenso: i suoi occhi, (che occhi!), parlavano per lei e trasmettevano una sensualità infinita; essi si puntavano nei miei ed erano sufficienti quei pochi secondi, di sguardi scambiati, per mettermi addosso una gioia grande, senza fine.
    
    Quella signora doveva abitare poco distante dalla mia officina ed ogni mattina, con un bimbo per mono, passava da lì per condurlo a scuola.
    
    Non potevo più rinunciare a quel dolce sguardo, al punto che, più puntuale di lei, mi fermavo sull'uscio e attendevo che passasse.
    
    A volte la vedevo arrivare da lontano ed osservavo ogni suo passo, godendo la vista di quel corpo sinuoso che si muoveva sotto la stoffa del vestito.
    
    A circa cinque metri da me, mi guardava negli occhi e manteneva lo sguardo fino a quando non mi superava.
    
    Si era accorta, evidentemente, dell'interesse che mi suscitava, perché una volta non poté trattenere un sorriso.
    
    Ovviamente ricambiai e, oserei dire, quello divenne il nostro gioco quotidiano.
    
    Era chiaro che anche a lei quel gioco piaceva e, forse, se ne sentiva lusingata
    
    Dovevo fare qualcosa in più: non potevo tirar alla lunga quella situazione; già, ma cosa fare?
    
    Lei non era libera, come del resto non lo ero io, e non me la sentivo di rischiare di perdere anche quel poco: il suo sguardo, il suo sorriso.
    
    Un giorno, prima di aprire l'officina, passai dal fioraio e ...
    ... comprai una rosa rossa. La tenni nascosta dietro le mie spalle e, quando mi si avvicinò, la tirai fuori e, porgendogliela, dissi:
    
    "Permette, signora, questa rosa in omaggio ai suoi meravigliosi occhi".
    
    Rimase sorpresa, ma anche favorevolmente scossa:
    
    "Grazie - disse ed i suoi occhi splendettero ancor più del solito - Quanto prima dovrò decidermi a portarle il mio motorino, perché, ogni tanto, fa le bizze. Spero mi tratterà bene, come cliente".
    
    "Assolutamente - risposi - aver l'onore di poter fare qualcosa per lei, è già tanto".
    
    Mi si era aperto il cuore: chi pensava di giungere a tanto? Le avevo parlato ed ella aveva accettato il mio discreto corteggiamento, velandolo con un pretesto più che giustificato.
    
    Da quel giorno in poi, il quotidiano sguardo e sorriso, si arricchì del "Buongiorno!".
    
    Si era ad oltre metà primavera, quando portò il suo motorino in officina.
    
    In quell'occasione conobbi il suo nome, Rita, ed il suo domicilio che, come avevo immaginato, era poco distante; cosa strana non la vedevo mai accompagnata ad un uomo: d'accordo che, durante il giorno, egli potesse trovarsi al lavoro, ma la sera o nei fine settimana, in giro, possibile che non uscissero mai assieme?
    
    Intanto ci si avvicinava all'estate ed i suoi abitini leggeri, svolazzanti su quelle sue curve da fata, me la mostravano sempre più intrigante.
    
    A volte, quei suoi piedini ben curati, nudi ed infilati in sabot aperti, mi facevano salire il sangue alla testa: mi sarebbe piaciuto ...
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