1. I ragazzi nascondono i preservativi nel cassetto dei calzini


    Data: 23/08/2023, Categorie: Prime Esperienze Autore: Benny_wild, Fonte: EroticiRacconti

    Camminavo a passo svelto, sembravo un militare in marcia. I polpacci avevano iniziato a farmi male per lo sforzo, mentre avanzavo a falcate sicure. La musica nelle cuffiette mi proteggeva dai rumori del mondo esterno, dalle macchine che mi sfrecciavano accanto. Non bastava però a distogliermi dai miei pensieri. Quelli erano assordanti, facevano un fracasso incredibile nella mia testa. Faticavo a contenerli. Si susseguivano rapidi, uno dopo l'altro. Cercavo di riordinarli, pensando al da farsi. Eppure le gambe si erano mosse da sole e mi stavano portando sicure verso la mia meta. Casa di Fabio.
    
    Sapevo di trovarlo solo, dato che mi aveva invitata ad andare da lui dopo la scuola per "stare un po' tranquilli", così aveva detto. Beh io non ero affatto tranquilla. Ma invece che disperarmi o correre dalle mie amiche, avevo deciso di affrontarlo. Gli avrei detto tutto quello che pensavo, ero pronta a troncare ogni rapporto con lui. Mi aveva offesa, ferita, umiliata. Due volte. Non meritava il mio amore, quel sentimento nei suoi confronti mi tormentava da anni. Mi faceva sentire vulnerabile, poco lucida. Era una devozione infantile, di quelle che ti portano a scrivere sul diario il tuo nome e il suo all'interno di un cuore. Avevo idealizzato una persona che non esisteva. Non meritava le lacrime che mi rigavano il viso. Le ho asciugate con un gesto secco, ho tirato su col naso e ho continuato a camminare. Ormai quasi correvo, a pochi metri da casa sua.
    
    Mi sono resa conto di avere ...
    ... il fiatone. Mi sono fermata davanti al cancello, mi sono concessa qualche minuto per tornare a respirare regolarmente. Poi ho preso il telefono e gli ho scritto. "Scendi? Sono sotto da te". Non ho dovuto aspettare molto prima di vederlo comparirmi davanti.
    
    - "Alla fine sei venuta".
    
    Me l'ha detto con quel sorrisino che mi faceva tremare le ginocchia ogni volta. Ho cercato di controllarmi. Quando si è avvicinato per baciarmi ho avuto la forza di fare un passo indietro. Ho respirato forte ed ho annunciato di dovergli parlare.
    
    - "Wow, come sei seria. Devo mica preoccuparmi?"
    
    Ancora quel sorrisino di merda. Non ci è voluto molto prima che le parole mi sgorgassero fuori come un fiume in piena. Gli ho vomitato addosso tutta la rabbia, l'umiliazione, la delusione che mi aveva provocato. Solo a metà discorso mi sono resa conto di stare urlando. Stronzo, pezzo di merda. Così, avanti per forse cinque minuti filati. Senza che mi interrompesse. Era sbigottito e questo mi faceva incazzare ancora di più. Non sembrava uno colto con le mani nel sacco. Non sembrava sentirsi in colpa. Aveva l'aria di uno che cadeva dalle nuvole, un angioletto innocente che non ha la più pallida idea di cosa potesse aver mai combinato di così grave. Mi stava facendo diventare isterica.
    
    Ho iniziato poi a sentirmi meglio, finito lo sfogo. Per una volta non avevo represso i miei sentimenti. Non avevo soppesato le parole come facevo sempre con tutti. Avevo parlato in prima persona, dando voce ai miei ...
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