1. Acciaio incandescente


    Data: 18/07/2018, Categorie: Erotici Racconti Etero Autore: Ashara, Fonte: RaccontiMilu

    ACCIAIO INCANDESCENTE
    
    Gli occhi grigi della donna cercarono i suoi, di nuovo.
    
    Chiari, con le iridi talmente pallide sui bordi che quasi si confondevano con la sclera ma con un anello frastagliato rossiccio, simile ad un sole invernale, intorno alla pupilla; taglienti ma allo stesso tempo caldi, penetranti e pericolosi come un coltello incandescente.
    
    Sembrava che colpissero Sandro al cuore e anche più in basso, dove era tutto un contrarsi di muscoli e ribollire di sangue. Inspiegabile eppure inesorabile.
    
    Sandro… quanto era difficile abituarsi a quel suono! A volte ancora quando qualcuno lo pronunciava non si girava. Che nostalgia del suo vero nome, così simile eppure così profondamente diverso.
    
    Si alzò e si grattò le parti basse, da vero uomo, prima di avviarsi a grandi passi verso il parapetto dove si appoggiò a guardare le onde generate dalla nave ribollire lungo la fiancata. In lontananza qualcosa bucò la superficie del mare di un blu profondo e finalmente calmo, brillò nel tiepido sole primaverile che si avviava verso il tramonto e scomparve con uno spruzzo, come un sogno.
    
    Chissà cos’era
    
    , si chiese Sandro spostando il peso da una gamba all’altra e cercando inutilmente di agganciare dietro a un orecchio uno dei riccioli tagliati corti. Troppo corti. Era stata dura abituarsi anche a questo e ricacciò indietro il senso di vuoto generato dal ricordo dell’ultimo giorno a casa, di quel taglio e delle proprie lacrime a malapena trattenute. La stretta ...
    ... disperata dei suoi, il loro profumo erano incisi a fuoco nella sua memoria. Sperò con tutte le proprie forze che potessero raggiungerli al più presto, prima che fosse troppo tardi.
    
    Si girò dando le spalle all’immensa, terrificante distesa d’acqua per osservare l’ormai familiare sagoma metallica del piroscafo col suo grigio pennacchio di fumo che si spandeva nel cielo, proteso all’indietro come un filo che collegava l’imbarcazione con la costa europea. Con casa.
    
    E inevitabilmente si trovò a guardare lei, ancora.
    
    Non capiva le sensazioni che la signora scatenava nel suo basso ventre, il pulsare del proprio inguine ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, ogni volta che scorgeva la sua sgraziata figura nella piccola folla che popolava il transatlantico.
    
    Oltre al fatto che era una donna, era anche una donna poco armoniosa, sproporzionata. Il viso costantemente sommerso da strati di belletto era spigoloso, spesso seminascosto da improbabili cappelli; la figura opulenta e squadrata non condivideva affatto l’eleganza degli abiti che la ricoprivano e questa incongruenza turbava Sandro.
    
    Aveva dei bellissimi capelli corvini tirati in un rigido chignon che non ne nascondeva la lucidità, però, capelli che sempre più spesso Sandro si immaginava sciolti sotto le proprie dita e perfino drappeggiati sul proprio corpo nudo… e poi quegli occhi… L’emigrante si sentì avvampare e distolse lo sguardo, temendo che lei potesse leggere nei suoi occhi neri le nebulose fantasie che vi ...
«1234...»