1. Il Gigante malato


    Data: 22/07/2023, Categorie: Sentimentali Autore: Yuko, Fonte: EroticiRacconti

    Finisco il turno del mattino in sala COVID.
    
    Stamattina ho attraversato il gelo sulle strade vuote, sferzata da una fastidiosa pioggerellina che impietosamente mi colpiva mentre con la bicicletta e senza ombrello evitavo i cumuli di neve e mi facevo coraggio.
    
    E sempre quel velato mal di testa, quel vago indefinibile spasmo dietro lo sterno, alla bocca dello stomaco.
    
    Ora mi guardo allo specchio mentre mi cambio. Rimossi camice idrorepellente, calzari, doppi guanti e quant'altro.
    
    Il mio volto sfregiato da cicatrici temporanee, conto i solchi uno ad uno.
    
    Lì l'elastico della cuffia, quel profondo segno rosso è la maschera FFP2, là si appoggiava la visiera.
    
    Mani appiccicose e rugose per 7 ore di sudore senza traspirazione nei doppi guanti in vinile.
    
    Mi tolgo la casacchina umida. L'unico elastico che posso evitarmi è solo quello del reggiseno.
    
    Mi ricopro con indumenti asciutti prima che qualcuno apra la porta del bagno senza chiave.
    
    E sempre quel cerchio alla testa.
    
    Ieri sera un Moment, prima di andare a letto, alle ore 00.20 di questo inizio 2021, dopo i botti, stanca e già proiettata al turno di lavoro di stamattina.
    
    Blando conforto del continuo dolore al capo, prima di essere raccolta dalle pietose braccia di Morfeo.
    
    Lo so cos'è quel malditesta, quello che le mie orecchie negano e che imperiosamente riemerge in modo violento e sfacciato in profondità, sotto la radice del naso.
    
    È sempre così nelle grandi festività.
    
    Non è l'attenzione ...
    ... concentrata nella cucina di cibi orientali, nè le lenticchie o il cotechino.
    
    Non è il sentore suadente del moscato di Pantelleria che, dopo la prima seduzione avvolgente, mi dilania la fronte.
    
    Tanto meno la stanchezza o l'ora che per me è tarda.
    
    In ginocchio ai piedi di un malato, la sua mano nuda tra le mie inguantate, la sua flebile protesta confortata dalle mie parole, alternate al respiro affannoso dietro la maschera che ti fa soffocare.
    
    La sua immagine vellutata attraverso la maschera appannata.
    
    Ecco, lì, in quel momento si è attenuato il lamento nelle mie orecchie, sfiorando un'idea di consolazione.
    
    Ora mi cambio i calzoni ed un gemito sommesso si concretizza in una nuova ondata che mi stringe la testa.
    
    Do consegne, sistemo le cartelle, mi consegno all'umido freddo che mi penetra nelle ossa sulla strada verso casa, pedalando sulla bici per riscaldarmi.
    
    Non ho mangiato nulla. Sempre quella stretta allo stomaco, quel rifiuto alla vita risvegliato solo dai bruciori del caffè che passeggia dallo stomaco nel mio esofago.
    
    Che cosa mi piglia sempre, in queste grandi feste?
    
    'Oh, io lo so, piccola giapponese, che mi sfuggi sempre. Lontana dalla tua terra e dalla tua culla. Ancora pochi sono coloro che percepiscono il grido della Terra, e tu non te ne dai pace. Hai passeggiato nel Sahel, in terra di missione. Hai steso la mano verso quelle di migliaia di bambini che ti salutavano, palme bianche come oasi nella pelle nera.
    
    'Hai chiuso gli occhi ai bimbi ...
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