1. Donne che difendono le donne - Capitolo 1


    Data: 03/06/2023, Categorie: Lesbo Autore: LauraD, Fonte: EroticiRacconti

    Avevo le braccia piene di lividi e il sangue che colava dal sopracciglio si diluiva con le mie lacrime lasciando chiazze rosa sulla mia maglietta bianca. Ancora una volta era l'umiliazione, il fallimento e il senso di impotenza che faceva male più delle botte.
    
    Lui continuava ad urlare dalla cucina che gli avevo rovinato la vita ed era costretto a lavorare in quell'officina di merda per colpa mia. Questa volta era sobrio da alcool ma ebbro di violenza.
    
    Stavo seduta a terra in camera vicino al letto con le ginocchia raccolte contro il mio petto e avevo una fitta atroce al gomito. Se me l'aveva rotto questa volta l'avrei denunciato.
    
    Poi ricordai la volta che l'avevo fatto e di come mi avevano trattato le istituzioni italiane e mi rimisi a piangere.
    
    Guardai il telefono, lo schermo aveva il vetro rotto da quando me l'aveva sbattuto a terra qualche settimana prima. Fissai l'icona della rubrica nella speranza che l'omino bianco su fondo blu potesse aiutarmi ma sapevo che nessuno mi avrebbe aiutata. Mia madre ne aveva prese più di me da mio padre e non era certo un supporto, un paio di colleghe dell'ufficio erano solidali ma mi avevano implorato mille volte di lasciarlo e mi sentivo stupida a cercarle per avere conforto.
    
    Improvvisamente mi ricordai di quell'infermiera gentile che avevo incontrato all'ospedale l'ultima volta che ero “caduta dalle scale”.
    
    Dopo avermi medicata fece in modo che rimanessimo sole e aveva insistito guardinga perché registrassi il suo ...
    ... numero nella rubrica del mio telefono.
    
    Mi aveva detto di chiamarla se avevo bisogno.
    
    Il dolore al gomito era terribile e avevo bisogno di parlare con qualcuno.
    
    Feci il numero e dopo nemmeno due squilli rispose: “Ciao Claudia, cosa succede?” disse senza convenevoli.
    
    Fui sorpresa, l'avevo vista una sola volta ma sembrava aver chiara la mia situazione ancor prima che proferissi parola. Meglio così ero stufa di dare spiegazioni e volevo che il dolore al gomito passasse.
    
    “Mi ha picchiato” dissi ricordando che quando l'avevo vista la prima volta al pronto soccorso avevo persistito ostinata in quella penosa menzogna della caduta dalle scale quando lei sapeva benissimo cosa era accaduto nella realtà e continuava a guardare il mio fidanzato con indescrivibile disprezzo.
    
    “Aspetta un attimo” disse.
    
    Dopo qualche secondo tornò in comunicazione e mi chiese cosa era successo e se ero ferita.
    
    Le dissi del gomito. Lei mi chiese se lo muovevo e mi pregò di stare ferma dov'ero per non pregiudicare un'eventuale frattura.
    
    A seguire mi chiese se lui era sempre in casa, quanti anni aveva, se era armato, se eravamo soli e in quale stanza mi trovassi esattamente. Io risposi meccanicamente senza considerare la natura inusuale di quelle domande così dettagliate. Era carina e questo bastava.
    
    Mi diede indicazioni su come gestire il dolore al gomito anche se mi pregò di aspettare qualche minuto prima di iniziare il trattamento e rimanere ferma dove mi trovavo. La telefonata era ...
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