1. Il pervertito del parco


    Data: 02/07/2018, Categorie: Etero Autore: Adorabili_piedini, Fonte: RaccontiMilu

    Camminavo lentamente, senza prestare la minima attenzione allo scenario che mi circondava. Le persone che mi passavano accanto, i rumori del traffico, i colori accesi dei cartelloni pubblicitari; nulla distoglieva lo sguardo ed i pensieri dall’ammirazione ipnotica dei miei piedi.
    
    Come un automa che, guidato da un software perfettamente calibrato sul tragitto, conosce perfettamente il percorso, ogni buca ed ogni marciapiede, mi diressi verso il parco.
    
    Chi mi osservava vedeva una ragazza di carnagione chiara, il volto parzialmente nascosto dai lunghi capelli color cioccolata, esile e slanciata; resa ancora più alta dai tacchi di quei sandali acquistati qualche ora prima.
    
    Non appena il sole cominciava a riscaldare l’aria nelle giornate primaverili, scappavo di casa ed armata di un libro, mi recavo in quel magnifico parco. Leggere lì mi rilassava, mi teneva lontana dal computer, dai gruppi di Facebook e da Milù, quel maledetto sito di racconti erotici, che ricaricavo compulsivamente ogni ora per verificare se vi erano nuovi racconti di dominazione o incesto. Ero sempre in cerca di nuove emozioni e di quella sottile eccitazione che guidava la mia mano sino alla passera costringendola ad accarezzarmi. Affamata di piacere, mi aggiravo tra le fantasie degli autori, rubando loro pensieri ed immagini per nutrire i miei orgasmi solitari. Erano mesi che la mia pelle non veniva toccata da un uomo e questo amplificava la modalità “caccia” al punto che temevo qualcuno la potesse ...
    ... leggere nei miei occhi.
    
    Un passo dopo l’altro, gli occhi non si staccavano dai miei piedi. Le unghie maniacalmente curate e colorate con uno smalto leggermente rosato. Non mi piacciono i colori accesi sulle unghie e non mi piace la pelle eccessivamente abbronzata. La carnagione bianca metteva in risalto le sottili strisce del sandalo che avvolgevano il piede, rendendolo prigioniero volontario di una gabbia di pelle.
    
    In prossimità della panchina che quotidianamente mi ospitava nelle mie letture, alzai gli occhi e quello che vidi mi indispettì. Un uomo, intento a leggere un libro, occupava quel posto che era diventato una specie di seconda casa.
    
    “Accidenti a te! Ma con tutto il parco a disposizione, dovevi proprio occupare la mia panchina?”
    
    Piccoli rituali scaramantici mi costringevano ad una routine ossessiva e se qualcosa o qualcuno la disturbava, provavo un senso di fastidio così grande da rovinarmi la giornata.
    
    “Alzati, alzati, alzati, vattene” pensavo mentre il mio sguardo era concentrato nella sua direzione.
    
    Mi ritrovai a circa 5 mt da lui, immobile, non sapendo se passare oltre e cercare un’altra panchina o tornare a casa.
    
    Quasi rispondendo a quella silenziosa preghiera, l’uomo sollevò gli occhi dal libro e mi guardò per un periodo talmente lungo che parve immobilizzare il tempo.
    
    Lentamente chiuse il libro, si alzò e dopo un bel sorriso accompagnato da un gesto di saluto, scomparve tra gli alberi.
    
    Mi sedetti, felice della mia piccola vittoria e, ...
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