1. Per te…


    Data: 15/06/2018, Categorie: Cuckold Erotici Racconti Etero Autore: ilcortese, Fonte: RaccontiMilu

    Per te:
    
    Dove sono, dove sto correndo, non avverto mai, sento solo la necessità di andare, vado e basta.
    
    Sono fermo, in auto, all’ombra di grandi pini marittimi, non ti conosco, non mi conosci, mi hai contattato, si tu hai letto due scarne righe, una mia presentazione, si ormai lo sai, una delle mie vetrine in cui mi espongo ed attendo d’esser interpretato.
    
    Desidero una sposa puttana, da mordere, da graffiare, su cui riversare la rabbia, da togliermi il respiro, da ferire, scolpire, per saziarmi e ritornar ad aver fame.
    
    Giocavo, scherzavo ed improvvisa la voglia, quella voglia di sbranarti, si quella voglia prepotente che usciva dai miei messaggi, una sorta di follia, dal tonno crudo della cena ad inforcare l’auto e correre, correre verso te, correre verso il piacere, compiere l’atto per creare il ‘danno’.
    
    Respiro a fatica, ora rido, cerco l’incanto, forse sei tu, allora mi getto a capofitto per la via che mi conduce a te, verso le mie ossessioni, forse il troppo alcool della serata, erano le 05:34 che ne parlavamo, ci siamo lasciati dicendo che era meglio ‘smaltire’, ma smaltire cosa? Smaltire l’impossibile, come si fa a smaltire il desiderio?
    
    Alle 07:10 ti auguro il buongiorno, tu rispondi alle 07:14 con un buongiorno un cazzo, devi correre al lavoro e non hai riposato, siamo entrambi intorpiditi ed incazzati, così iniziano bene la giornata’
    
    Sono le 11:28, sono arrivato da te, vorrei offrirti un aperitivo, tu rispondi magari, sono di fianco al ...
    ... cinema ‘Arena’ ti aspetto, cosa stai dicendo rispondi, sono all’ombra dei pini e ti aspetto, se fossi veramente qui sarei colta con lo stupore e la felicità di una bambina rispondi.
    
    Ancora incredula, pensi ad uno scherzo, io capisco, capisco che non sai che son uomo ottocentesco, non ho l’abitudine alla menzogna, sento fremere sotto la pelle, uno strano ghigno compare sul volto, quanto ti odio, quando non credi, quel dolce star male che serve a sentirsi vivi, il male che diventa incanto.
    
    Sei arrivata, ti vedo, dal passo incerto, timorosa, oscilli da un lato all’altro del marciapiede, mi guardi e sorridi, ti avvicini e mi baci, il caff&egrave? Il tempo brucia, si freme le frequenze aumentano, le vene pulsano, ciò fa sentir vivi, si sorride, ti mordo le labbra, dopo la notte insonne era quello che volevamo leggere.
    
    Pochi attimi, sembrati eterni, ci chiudiamo una porta alle spalle, scellerato desiderio, un’infezione che ci portiamo dentro, occhi magici che si incrociano, la fame che ci assale, noi siamo e basta, afferro i capelli, ti piego la testa ed inizio a baciarti con furore, con l’ardore indomabile che contraddistingue il mio essere.
    
    Torna, torna prepotente la fame, mi trasformo, ora ti alzo il vestito, ti spingo al muro, faccia al muro, ti schiaccio la testa, tu immobile aspetti, non c’&egrave tempo, il tempo non va sprecato, estraggo il cazzo dai pantaloni, strappo le mutandine, ti sodomizzo all’istante, in piedi, contro la bianca parete, dietro noi una porta ...
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