1. Alskarinna Clara


    Data: 05/08/2022, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Lizbeth Gea, Fonte: EroticiRacconti

    ... caviglie e addome. Cercai di muovermi ma ero immobilizzata. Sentivo i suoi passi felpati che giravano attorno a me. Avevo una luce dritta in faccia, vedevo solo ombre. Poi la luce si spense. Per la prima volta ebbi paura, anche se la mia fregna umida diceva il contrario.
    
    Sentii una pressione alla bocca l’aprii, erano le sue dita le leccai. Sentii qualcosa di grosso scorrere nella mia mano destra lo afferai, successe lo stesso per la mano sinistra. Immaginai che fossero due falli finti. A quanto pare mi sbagliai. Erano troppo viscosi. Lei accese un fiammivero e allora vidi che impugnavo due ceri, che immediatamente accese. Poi accese un altro, ancora piu grosso, che teneva in mano. Spense il cerino sulle mia tetta destra, sentii il bruciore. Lei mi leccò la ferita.
    
    La cera iniziò a colare sulle mie mani, ma stranamento non era doloroso. Quello mi distrasse. Vidi della lava precipitare sul mio corpo, il quale si irrigidi, il mio seno divenne incadescente. Urlati. Mi rimise le sue mutandine in bocca.
    
    Mi leccò le ferite, io rabbrividii. Ora la cera scorreva lungo le mie gambe, mi agitai. Mi leccò l’interno coscia, e mi abbassò la lampo delle mutandine. I miei umori, accumolati, fuoriscirono come se avessero aperte la paratie di una diga. Mi leccò la passera. Mi infilò li cero ancora acceso, alcuni peli pubici si bruciarono. Sentii il contatto con la fiamma, sputai fuori le mutandine e urlai per il dolore.
    
    Iniziò a fottermi con la candela, il dolore cessò, anche se ...
    ... non smettevo di piangere. Ansimai vistosamente. Mi strinse le tette. Ero sua, dimenticai dove fossi.
    
    Giocava simultaneamente sia con le mie tette, sia con la mia figa. Mi morse i capezzoli. Io mi agitavo.
    
    “Liberami ti prego”
    
    “Zitta puttana, decido io” – Mi infilò il cero in profondita e me lo lascio dentro. Era come essere impalata.
    
    Svanì per la terza volta, ancora un rumore rabbrificante di ruote. Le luci si riaccesero, ma questa volta provenivavano dal soffitto. Per la prima volta vidi chiararamente le candefe che avevo in mano, la fiamma stava raggiungendo le mie dita. Sopra di me c’era uno strano macchinario, sembrava una forca multipla, da dove penzolavano delle corde, immaginai di tutto.
    
    Mi tolse tutte le cinghie della croce, per un attimo mi sentii libera, ma il tutto durò pochi secondi. Mi lego ai cappi delle corte che pendavano. Tolse la tortura precedente, e mi ritrovai sollevata da terra. La forza di gravità mi spingeva l’addome verso il basso, e sentivo stringere le corde attorno alle mie estremità.
    
    “Ora cosa posso fare con te, lurida mignotta?”
    
    “Per favore Clara, ora liberami” – In realtà non lo pensavo, me ne pentii subito.
    
    Mi afferrò per la gola – “come ti permetti” – mi sputò in faccia – “Come mi chiamo”
    
    “Alskarinna” – Stavolta diedi la risposta giusta, ma questo non la fermò. Avvicinò un carrello, quello degli attrezzi, afferrò qualcosa e sentii una scudiciata in aria. Una punta di ferro scivolò sul mio corpo. Lo ispezionò millimetro ...
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