1. Frate martino - 3


    Data: 15/06/2022, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    I giorni successivi, non ci furono occasioni perché i due giovani avessero modo di incontrarsi: frate Martino fu occupato a tempo pieno nell’orto e nel laboratorio di frate Salterio, occupato in quei giorni a rinnovare la scorta di unguenti, balsami e sciroppi in previsione dei malanni invernali prossimi venturi; frate Marcello, invece, messo sotto dal frate cuciniere, sembrò di non aver modo di liberarsi un solo istante. Si incrociavano al refettorio, ma l’aiuto cuciniere abbassava ogni volta la testa con occhi vergognosi e frate Martino non ebbe l’ardire di richiamare la sua attenzione, quasi lo toccasse il rimorso per averne infangato la virtù.
    
    Qualcosa si era rotto nell’armonia del loro rapporto. Ma il demonio raramente si interrompe, una volta che abbia iniziato a tessere le sue trame ai danni di noi poveri mortali.
    
    Un giorno, era passata qualche settimana, frate Lupino, giovane allievo dello scriptorium stava pulendo le latrine, punizione che gli era stata affibbiata dal Priore in persona, per essersi distratto diverse volte durante la dettatura di un testo, facendo degli errori così madornali nella copiatura, che era stato poi necessario raschiare a lungo la pergamena per poter ricopiare tutto daccapo, con una grave perdita di tempo. Il ragazzo aveva provato a spiegarsi, ma il severo Priore non aveva voluto sentire ragione: una settimana alle latrine!
    
    Le latrine si trovavano discoste dal corpo principale del monastero, in modo da non turbare il sensibile ...
    ... olfatto dei monaci con il tanfo graveolente che vi aleggiava attorno. Si trattava di una bassa costruzione di legno, all’interno della quale, addossato ad una parete, correva un basso sedile con una serie di larghi fori nella seduta, in modo da potervi espletare le funzioni fisiologiche in tutta comodità
    
    Le deiezioni finivano direttamente nel pozzo nero: di qui il tanfo permanente che le ammorbava e che non rendeva propriamente gradevole doversene servire, possiamo immaginare doverci lavorare!
    
    Il lettore mi perdoni questa spiacevole digressione, ma mi premeva dare un’idea delle comodità del tempo, anche per far capire lo stato d’animo in cui si trovava quella mattina il povero frate Lupino, dopo tre giorni di servizio in quell’avamposto dell’inferno, inginocchiato a raschiare con una spazzola di saggina il luridume di vario genere che incrostava le tavole del pavimento.
    
    Per non sporcarsi, si era rimboccato le maniche fino al gomito e si era tirato su il saio fin quasi alla vita, stringendolo poi bene con il cordiglio, in modo che non penzolasse sino a terra. Così facendo, però, era rimasto praticamente con il culo mezzo di fuori; ma, o che non se ne fosse accorto, o che non gli interessasse, frate Lupino continuava il suo lavoro, dando di sé uno spettacolo a dir poco disonorevole. A dire il vero, il suo vero nome era frate Lupo, ma siccome era piccolino e aggraziato, per tutti era noto come Lupino.
    
    Il fraticello era, dunque, prono a terra, col posteriore rivolto verso ...
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