1. Eneide Postmoderno-Il racconto dell’Esule


    Data: 10/06/2022, Categorie: Erotici Racconti Racconti Erotici, Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    -Esigo la verità, o esule. Secondo le nostre leggi, ti ho curato, aiutato te e i tuoi compagni. Ho accolto nel mio regno la vostra gente, accudito il vostro scarso bestiame, alleviato le sofferenze dei vostri feriti, seppellito i vostri morti, accompagnato i nascituri alla vita… La verità, un così piccolo prezzo.-, la voce della Regina di Kelraes era bellissima, soave. Come lei: la carnagione ambrata e il fisico decisamente aggraziato e privo d’imperfezione alcuna ricoperto dal non troppo pudico abito che lasciava intravedere le sue forme sotto la ricca porpora pareva solo aumentare la sua bellezza.Il giovane, dalle vesti lacere, il viso bello ma tutto sommato triste, velato da un dolore indicibile, parlò, senza timore ne soggezione.-Veramente tu vuoi, o regina, che un dolore indicibile risorga su di noi turbando la placida notte, nel mio narrare della fine del fiore di Licanes e della violenza che ci fu fatta, al perire della nostra patria tra le fiamme di scellerata guerra per mano dei Cimanei?-, chiese.-Narra, o viandante. Cominciando dal tuo nome.-, disse lei. Il giovane aveva venti, ventisei anni al massimo. Era armato ma la regina non temeva. La sua arma era una spada e il suo braccio, quelle di lei le quattro guardie, tutte donne e tutte letali, disposte agli angoli della sala, perennemente attente a ogni movimento nella sala.-E sia!-, esclamò il giovane. Alzò il capo verso il soffitto, un raggio di sole entrò dalla lucerna, illuminandone i lineamenti. Incominciò a ...
    ... narrare.-Giungo da Nives, dalla sua capitale, Licanes. Un fiore tra i fiori. Il mio nome é Janus.-, disse, -Accadde che la mia patria divenne terra di conquista per la brutale orda che respinse per ben due lustri, in terribili battaglie, sinché un traditore per amor di una guerriera barbara la dannazione della nostra patria siglasse e con mano lesta aprisse le porte agli invasori. Nella terribile notte del decimo giorno del primo mese del decimo anno d’assedio, fui svegliato dai belluini ululati di vittoria. I pochi nostri uomini desti furon massacrati, come a un manipolo d’eroi s’addisse, essi furono abbattuti dalle lame e dalla ferocia. Io, figlio del Conestabile fui ordinato di fuggire, di trovare nuova patria alla nostra gente, gli esuli che tu hai misericordiosamente accolto.-.
    
    Nulla si muoveva nella sala e nessuno fiatava. Janus riprese.-Non v’era uomo, donna, infante o anziano venerabile che non sia stato ucciso o leso nella mente o nel corpo: nel loro delirio indotto dalle orribili misture che ingerivano prima della battaglia, i Cimanei uccisero e stuprarono, violarono e predarono, senza requie. Fu una notte atroce per chi la visse e pesante il mio cuore al dover lasciare la mia patria e non felicemente perirvi per dover poi convivere col ricordo dell’orrore.-. Tale era l’espressione sgomenta del giovane che la stessa regina parve, per un istante vivere la medesima angoscia, il medesimo dolore.-E come giungesti qui, Janus di Licanes? Quale vento propizio indirizzò la ...
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