1. La sottomissione della regina salomè


    Data: 12/05/2022, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Salome80, Fonte: Annunci69

    Conoscevo F. ormai da qualche tempo, ma ogni volta che passava a trovarmi era come se fosse la primissima. Mi eccitava parecchio confrontarmi con quella sistematicità con cui credeva di poter gestire la situazione e che inevitabilmente si sgretolava non appena varcata la soglia di casa mia, lasciando, invece, spazio agli istinti più carnali, all’eros, alle dinamiche della seduzione.
    
    Come da copione, arrivò quella sera con una bottiglia di ottimo vino. Sorriso smagliante, occhi pieni di stupore e notevole imbarazzo. Anche per lui, dunque, era come se ogni incontro fosse il primo. Ennesima affinità che ci lega nel gioco.
    
    Ci accomodammo in salotto. I calici erano già pronti; qualche convenevole per allentare la tensione, ed ecco che F. si accinse a stappare la bottiglia e a raccontarmi, entusiasta, alcuni dettagli di quel vino a cui io personalmente non badavo per assoluta ignoranza, confesso. Ogni volta l’ho sempre ascoltato con piacere; mi piacciono gli uomini che si intendono di vini.
    
    Me ne versò un paio di dita e brindammo a quell’ennesimo incontro, organizzato sempre con grande piacere. Quella sera, però, mi sentivo diversa, forse più peccaminosa del solito: avevo voglia di sperimentare, di rompere gli schemi, di portare quella complicità a uno stato più avanzato. D’altronde, il mio nome parla chiaro: come Salomè, danzatrice seducente e conturbante, quella sera volevo che il mio Erode compiacesse la mia volontà.
    
    Lo guardavo raccontarmi la sua giornata ...
    ... lavorativa; scorgevo sul suo volto i segni di un periodo di vita complesso, frenetico; leggevo nei suoi occhi, però, il desiderio di abbandonarsi a me, completamente. D’improvviso smise di parlare, prese i due calici e si diresse verso il divano. Io presi la bottiglia, semivuota, e la portai con me.
    
    Conoscevo il suo schema: mi avrebbe messo la mano sulla coscia destra; mi avrebbe carezzato la gamba; mi avrebbe detto che ero splendida, un corpo da modella, pelle vellutata come petali di rose; avrebbe continuato a guardarmi con quegli occhi increduli e infine mi avrebbe baciata. E di là avremmo iniziato. Ripenso spesso alle parole che una mia cara e dolce amica era solita ripetermi in qualche momento del passato in cui lo sconforto pareva avesse preso la meglio: “Ricorda, tesoro, che noi rappresentiamo per gli uomini la fantasia per antonomasia”. Ecco: nei suoi occhi, in quel preciso istante, vedevo materializzarsi quella fantasia. Ne ero lusingata, e non poco.
    
    Complice il vino, complici gli sguardi di intesa, decisi che la serata avrebbe dovuto prendere una piega diversa. “Lo faccio? Mi lascio andare davvero?”, mi chiesi. Decisi di seguire il mio istinto e pronunciai, con voce quasi rotta, un timido “Stasera si gioca a modo mio. Ci stai? Se accetti, non si può tornare indietro”. Quel sì, detto con un velo di timore misto a fremito, segnò l’inizio di un’avventura funambolica guidata da nuove regole del gioco.
    
    Chiesi allora a F. di versarmi dell’altro vino, cosa che fece ...
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