1. Ricordi di una storia d'amore


    Data: 06/06/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69

    Quello che si registrava tra gli ombrelloni di un qualunque lido della immensa costiera italiana, ancora qualche decennio fa, era una sorta di ‘quartiere trasferito dalla città’ con tutti i suoi vezzi, i suoi problemi e, soprattutto, i suoi pettegolezzi.
    
    Al riparo protettivo degli ombrelloni, si raccontava tutto di tutti, si commentava ogni piccola modifica, si vedeva evolversi il costume e la società, spesso neanche rendendosi conto delle grandi trasformazioni.
    
    Tutti erano a conoscenza degli sguardi infuocati tra la zitella dell’ombrellone 18 e il marito irrequieto del 16; dei problemi scolastici del figlio della signora del 15 o del numero di costumi che aveva sfoggiato la ragazzina del 10, assai meno numerosi dei ragazzini che la corteggiavano; si registrava, spesso con raccapriccio, la riduzione dei costumi e la sempre più spudorata esposizione al sole delle parti intime; insomma, il taglia e cuci funzionava alla perfezione.
    
    All’inizio della mia esperienza, io mi ero sempre fermata incantata a seguire quei discorsi, cercando di capirci il possibile, vista la mia ingenua fanciullezza (otto - dieci anni al massimo); mi allontanavo quando i discorsi scivolavano, e si impantanavano, sulle ricette di cucina, sui prezzi al mercato o sulle altre amenità che condiscono il cicaleccio delle signore.
    
    In quei casi, cercavo di entrare in una delle cerchie di ragazzini che popolavano l’arenile; ma l’operazione era assai difficile per la rigorosa selezione che veniva ...
    ... operata verso i nuovi adepti (sei troppo grande; sei troppo piccolo; qui siamo tutti già tutti abbronzati e così via); si finiva allora per giocare a palla scatenando le ire di tutti.
    
    Qualche anno più tardi, cominciarono i ‘cenacoli dei ragazzi’, quelle conventicole ipersegrete dove si confessavano i grandi e piccoli peccati commessi, le colpe di cui ci si era caricati; e si chiedeva il consenso, la delucidazione, la spiegazione, la chiosa, il commento.
    
    Non ero molto a mio agio, neppure in quelle situazioni, perché mi rifiutavo di accettare la logica del ‘perché sono grande’; del ‘perché lo fanno tutte’; o, peggio, del ‘perché non voglio passare per bacchettona’.
    
    E in effetti chi non accettava il principio, era immediatamente out, classificata come bacchettona e quasi esclusa dai ‘segreti’ che circondavano i discorsi tra ragazze.
    
    Ma, alla fine, si sapeva sempre che tizia aveva dato il bacio con la lingua, che caia aveva toccato, da sopra il costume e solo per un attimo, il pisello del ragazzino di dodici anni dell’ombrellone a fianco, che sempronia aveva addirittura consentito al suo filarino di metterle la mano sopra al costume, fra le gambe.
    
    Trovavo quei comportamenti assai deprimenti, dettati dalla smania di essere in linea con la tendenza del momento e, in fondo, stupidi e sterili.
    
    Per converso, mi era stata affibbiata l’etichetta di musona e asociale e quasi mai venivo invitata alle improvvisate feste che ogni sera si inventavano in spiaggia.
    
    Ero comunque ...
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