1. Gertrude


    Data: 05/06/2018, Categorie: Cuckold Etero Autore: esperia, Fonte: RaccontiMilu

    ... mezzanotte le avrò toccato le tette.
    
    – Ma tu sei matto. Io non scommetto mai. Su queste cose, poi… E adesso, se vuoi scusarmi…
    
    – E’ un po’ presto per cercare culi da leccare, Mauro! Ho sentito che Ian Mortenson ha avuto un problema e che arriverà con due ore di ritardo.
    
    Ian Mortenson era il capo area.
    
    Cavolo! Questo cambiava tutto.
    
    – Dai, forza, fighetta. Cinquanta euro. Non ho mai toccato le tette a una Gertrude! Non sarai geloso, per caso?
    
    – Ma allora, se credi davvero di farcela alziamo la posta! Perché non cinquecento?
    
    – Ah, ti sei deciso. I cinquecento euro più facili della mia vita. Diamoli a Donati, che sarà testimone della scommessa.
    
    – Guarda, sono così sicuro che non batterai un chiodo che se riesci a toccare le tette a mia moglie te la potrai anche trombare!
    
    – Me la metti su un piatto d’argento! Però non devi giocare sporco: devi starle lontano tutta la sera e lasciarmi fare e non devi assolutamente informarla della scommessa. Ok? Almeno fino a mezzanotte.
    
    – D’accordo.
    
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    Pitterà si scatenò.
    
    Era abbastanza un bell’uomo, con i capelli ricci e gli occhi penetranti. Alto, atletico, elegantissimo, trasudava sicurezza di sé e fascino.
    
    Quello che fece con Gertrude fu una vera lezione di seduzione.
    
    La avvicinò, cominciò a scherzare con lei che rideva rovesciando la testa all’indietro. Poi la invitò a ballare.
    
    Era un ballerino formidabile: la prendeva per i fianchi, la faceva ...
    ... roteare, la stringeva a sé per poi lasciarla andare di nuovo.
    
    Gertrude si divertiva un mondo e rideva con le gote arrossate.
    
    Giovanni non la lasciava un attimo. Usò con lei la tattica dei leoni con gli gnu: si frapponeva tra lei e le altre signore che volevano parlarle e in pratica la isolò dal “branco”.
    
    Cominciò a parlarle fitto fitto, sussurrandole qualcosa all’orecchio, controllando che il bicchiere di Gertrude fosse sempre pieno del miglior champagne. Le infilava le mani sottobraccio, le carezzava la schiena, la toccava in modo sfacciato anche se si teneva lontano dalle aree critiche.
    
    Cominciò a ballare con lei solo i lenti e faceva in modo di stringerla permettendole di percepire la sua erezione.
    
    Li persi di vista mentre occhieggiavo i risultati delle partite (e in particolare del Milan) sul mio smartphone e davo retta a qualche altro dirigente che mi chiedeva di Ian Mortenson.
    
    Con Ian ci conoscevamo da molti anni perché aveva lavorato lungamente in Italia e anche le nostre mogli avevano fatto amicizia. Un tempo eravamo stati colleghi, poi lui aveva preso il volo e io mi ero fermato.
    
    Era un omone di due metri, con una risata contagiosa, buono come il pane, ma capace di furie improvvise e implacabili.
    
    Quando riuscii a liberarmi dei seccatori chiesi in giro di Gertrude e di Pitterà, che non si vedevano più.
    
    Alla fine la moglie di Pieri mi lanciò un’occhiata piena di significato e mi rivelò che li aveva visti appartarsi in una stanza, che mi indicò, ...