1. "la fidanzatina universitaria del mio amico"


    Data: 30/03/2022, Categorie: Tradimenti Autore: Raymond_Oire, Fonte: Annunci69

    Raymond Oire
    
    “La fidanzatina universitaria del mio amico”
    
    Vivevo e studiavo a Firenze. Avevamo fatto serata tra Santo Spirito e Santa Croce e a una certa, per colpa di alcune americane suonate, avevo perso tutti.
    
    All’alba trovai Samu. Lo accompagnai a casa; dormii da lui.
    
    Era un pomeriggio nuvoloso e piovigginava, quando mi svegliai. Samu e Matteo parlottavano dai divani del salotto. Mi vestii ascoltando quelle radio umane; li raggiunsi; m’afflosciai su una poltrona, esausto.
    
    «Buongiorno!» esclamò Matteo. Uscimmo tutti e tre tirandoci dietro la cagna di Matteo, perché una volta rincasata ci aveva raggiunto. Matteo e Samu sognavano un pompino da lei; io la sognavo per intero.
    
    Aveva un corpicino minuto, di media altezza, una chioma di capelli biondi, a volte arruffati con una matita in mezzo, a volte lisci e cascanti ben oltre le spalle.
    
    Ho detto cagna, perché alle Oblate si mormorava ne avesse presi parecchi, prima di Matteo s’intende. Da un anno stavano sempre assieme, legati come da un laccio, il che era per ovvie ragioni fastidioso, soprattutto per Samu, che conosceva Matteo dalla prima elementare e proprio per questo lo invidiava.
    
    Sì, la ragazza di Matteo era proprio caruccia, e a parer mio aveva solo due difetti: se la tirava come una regina e non aveva mai fatto pompini, il che, con un visetto così, era proprio un colossale peccato.
    
    Camminavamo appaiati per le viuzze del centro, Io e Samu davanti, e i due piccioncini dietro, ad abbracciarsi e ...
    ... raccontarsi cose. A dirla tutta, a parlare era lei, con la sua terribile vocina, e Matteo assentiva, come avesse davanti un gelato alla crema. Quando fu troppo ci separammo. Io e Samu ci prendemmo una birra.
    
    Samu faceva progetti. Io continuavo a pensare a come fosse possibile che una ragazza di vent’ anni non avesse ancora fatto pompini. Nel pub c’era musica rock e nessuno; buttava male. Bevemmo ancora. Si fece sera. Camminai con Samu sotto la pioggia sottile; la fidanzata di Matteo ci incrociò davanti al ciabattino; mi fece un sacco di complimenti.
    
    «Quella ti vuole scopare.» disse Samu dopo che ci fummo congedati.
    
    «È la morosa di Matteo.» dissi io.
    
    «E allora?» disse lui.
    
    E allora niente. Due sere dopo me la ingroppavo in quella squallida camera di hotel e che fosse la morosa di qualcuno, era proprio l’ultimo dei miei pensieri.
    
    La prendevo da dietro, mentre urlava a pieni polmoni contro il materasso.
    
    Me la facevo da in piedi, aprendole con le mani il suo culetto pallido e ficcandoglielo a ripetizione; ma mica stavamo a lungo fermi, scopavamo per tutta la stanza. Ribaltavamo le sedie, le lampade; lei cambiava sempre posizione, io accettavo, ma poi tornavo puntualmente a metterla a pecora. Il suo culetto era così piccolo, che mi dava troppo gusto vedere il mio uccellone uscirvi e entrarvi. Ad un tratto la pigiai sul tavolino. Da quella posizione non poteva più scappare. Come una pressa la premevo, come un chiodo, la martellavo senza sosta. Lei dimenava la ...
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