1. Non posso, ho un compagno - storia vera (2 di 2)


    Data: 16/01/2022, Categorie: Tradimenti Autore: ToroRm2020, Fonte: Annunci69

    Dopo il primo appuntamento, al termine del quale ci eravamo lasciati separando a malincuore bocche e lingue, io e Caterina ricominciammo il nostro rapporto a distanza fatto di messaggi e desideri scambiati via chat.
    
    «Lui non è come te» mi confessò una sera. «Fare l’amore con lui è fantastico, ma non mi ha mai baciato come fai tu. Mi togli il fiato.»
    
    Consideravo il bacio l’atto più intimo che potesse esserci tra uomo e donna, il più profondo, molto al di là della semplice penetrazione.
    
    Noi non avevamo ancora avuto un rapporto completo, ma quando sarebbe successo l’avrei baciata per tutto il tempo.
    
    Avevo sempre trovato vagamente insoddisfacenti i rapporti senza baci, per quanto piacevoli potessero essere.
    
    Il nostro sexting continuò per alcune settimane, senza che riuscissimo a incontrarci. Per rendere il gioco ancora più eccitante, lei propose di inviarmi delle foto intime, dicendomi che non l’aveva mai fatto e che era emozionata all’idea.
    
    Adoravo il suo corpo, snello e molto sottile, con i seni piccoli e i muscoli evidenti sotto la pelle. Solo il glutei erano tondi e morbidi, come sapevo bene. Le avevo chiesto di rasare il pelo pubico, adoravo vedere le grandi e le piccole labbra esposte, e lei mi aveva accontentato.
    
    Presto ebbi una galleria di foto di lei a cosce aperte, con la fessura sempre bene in vista, che mi scatenavano pensieri lascivi ogni volta che le guardavo. Sognavo di infilarci la lingua dentro e bere tutto il nettare.
    
    «Piace anche a lui» ...
    ... mi aveva detto poi, riferendosi al suo compagno. «Dice che così la lecca meglio.»
    
    Non mancava mai di farmi sapere cosa faceva col marito, lo chiamava spesso così anche se di fatto non erano sposati, raccontandomi di come l’avesse messa a 90º e inculata per mezz’ora o scopata in bocca fino a riempirle la bocca di sperma.
    
    Sembrava voler sottolineare che stava bene con lui, benissimo, che godeva come una pazza, ma che allo stesso tempo voleva anche me. Non ero geloso del compagno, ero perfino contento che fosse soddisfatta, perché, in un modo un po’ perverso, ciò rendeva più importante la nostra storia, che non era solo figlia dell’insoddisfazione sessuale.
    
    Cate si diceva convinta che avessi altre donne, ma che non le importava purché continuassimo a vederci.
    
    «Anche se scoprissi che scopi altre donne, io ti perdonerei» mi aveva detto più volte. L’uso del verbo perdonare, però, implicava che l’avrebbe al limite tollerato, non di certo accettato senza problemi. Quando parlava di altre donne non si riferiva a mia moglie, con cui sapeva che avevo rapporti ormai molto tiepidi e di cui non era gelosa.
    
    Io credevo a quelle parole solo fino a un certo punto, e non intendevo metterla alla prova.
    
    Dopo quasi un mese dal nostro primo incontro riuscimmo a vederci di nuovo. Avrei voluto prendere una stanza, ma avevo l’impressione di camminare su uno strato di ghiaccio sottile, con lei, e temevo che forzando i tempi l’avrei prima spaventata e poi persa del tutto.
    
    Il secondo ...
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