1. Uscita bassa


    Data: 15/01/2022, Categorie: Lesbo Autore: Adelina69, Fonte: EroticiRacconti

    L’erba è tagliata di fresco, di solito lo fanno la sera prima.
    
    Cammino nervosa nell’area di rigore, il gesso bianco della striscia che la delimita, si appiccica ai tacchetti delle scarpette, ogni poco saltello, sbatto i guantoni, faccio mulinare le braccia, un venticello improvviso di tramontana ha raffreddato l’aria, e con essa i miei muscoli, non voglio farmi trovare con i riflessi rallentati.
    
    Osservo le mie compagne, sono tutte nell’altra metà campo, la partita è iniziata da almeno mezz’ora, e finora ho toccato soltanto tre volte il pallone, due retropassaggi, e una rimessa dal fondo, dopo che l’unica volta che le avversarie si sono avventurate dalle mie parti, la loro centravanti ha scoccato un tiraccio che si è perso oltre la recinzione.
    
    Le pressiamo e le teniamo schiacciate nella loro area, ma ancora non siamo riuscite a segnare, un po’ per la bravura del loro portiere, che ha già compiuto almeno tre o quattro interventi miracolosi, e un po’ per la strana imprecisione delle nostre due punte, oggi un po’ svagate e inconcludenti.
    
    Oggi vorrei essere al posto di quell’altra che difende la loro porta, ho bisogno di tensione continua, mi esalto con le difficoltà, mentre quando resto troppa inoperosa mi deconcentro, mi annoio, il rischio è di fare qualche frittata.
    
    Ma è il mal comune di chi gioca nel mio ruolo, è risaputo che i grandi portieri sono quelli che restano sempre concentrati, che fanno la parata miracolosa nell’unico tiro in porta di tutta la ...
    ... partita.
    
    Per qualche misteriosa combinazione celebrale, perversa e inopportuna, quando mi ritrovo in queste situazioni, inizio a pensare al sesso.
    
    E’ una cosa molto imbarazzante e non la posso confidare, già per uno strano caso, sono l’unica lesbica della squadra, in altri posti dove ho giocato eravamo sempre almeno tre o quattro.
    
    Le altre probabilmente hanno intuito, e lo sanno, ma sono abituate, il fatto che io sia la sola probabilmente anche per loro è inconsueto.
    
    L’arbitro fa trillare il suo fischietto per tre volte, il primo tempo è finito.
    
    Torniamo in ordine sparso nello spogliatoio, tutte bevono e si asciugano il sudore, qualcuna si cambia la maglina zuppa, in tralice osservo i loro seni, la pelle bianca della schiena, il solco che si forma tra i muscoli dorsali.
    
    Mi siedo su di un termoconvettore che espelle un arietta tiepida, mentre le altre cercano acqua fresca, io bramo un po’ di calore.
    
    L’allenatrice ci catechizza, stiamo calme, loro arrivano da una categoria inferiore, è la prima partita nella massima serie, per ora l’adrenalina dell’esordio le ha galvanizzate, al primo svarione cadranno come un castello di carte, l’importante è, e mentre lo dice mi guarda con occhio indagatore, non combinare qualche pasticcio in difesa, “se passano in vantaggio allora si galvanizzano” e noi avremo solo più tutto da perdere.
    
    Con questo ritornello dentro alla testa rientriamo in campo.
    
    Loro hanno sostituito il centravanti, mi sembrava un po’ imballata, forse si ...
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