1. Lettera di una madre


    Data: 09/01/2022, Categorie: Tradimenti Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69

    Solo un evento di particolare rilevanza poteva interrompere la pigra, rassegnata abitudine di vedere noi tre fratelli separati e lontani, nonostante gli sforzi immani di nostra madre di tenere unita, come un unico blocco, la famiglia, dopo il suicidio di nostro padre che, venti anni prima, era piovuto come una mazzata terrificante su di noi; era stata nostra madre a tirare le fila della vita di ciascuno di noi tre, ma anche a determinare la frattura.
    
    Con molto buonsenso ed un’abile regia, era riuscita a riunire nel vecchio casolare avito, opportunamente ristrutturato, l’effervescente Giannicola, che si inventava ogni giorno una professione, ma riusciva comunque ad essere pilastro forte della sua famigliola, tre figli di cui il primo ormai ventenne; il serioso Gianfilippo, tutto suo padre, dedito al lavoro ed ai due figli, il primo ventenne; l’ultimo piano l’aveva riservato per sé e i suoi genitori che spesso da Roma si fermavano a Sulmona per lunghi periodi.
    
    Pr me, Giuliana, aveva speso energie e un patrimonio per farmi studiare a Roma, prima per la laurea in medicina poi per la specializzazione in chirurgia, che aveva sognato e mi aveva insegnato a sognare sin da bambina; purtroppo, tra Università, cliniche e professione, i miei rapporti erano diventati sempre più telefonici , recentemente, video fonici, perché l’impegno nello studio e nel lavoro mi assorbivano troppo; il matrimonio e la nascita di Ginevra, come sua nonna, aveva chiuso il cerchio.
    
    Gli ultimi anni ...
    ... di vita di mia madre erano stati un autentico calvario; il cancro che l’aveva aggredita era di quelli che non uccidono ma non perdonano; scherzosamente, Ginevra diceva che per questo mi aveva voluto medico, ma poteva ben poco la chirurgia contro un nemico subdolo che la consumava giorno per giorno; la morte arrivò come una sorta di liberazione, dopo mesi infernali di degenza e sofferenza, sua e nostra.
    
    L’occasione per trovarmi seduta davanti ai miei fratelli, ai quali ero comunque visceralmente legata, fu la dolorosa scelta di svuotare l’appartamento che era stato di mamma; i miei fratelli volevano che esaminassi le cose di lei per decidere cosa tenere, cosa regalare e cosa buttare perché inutile; la sofferenza per la perdita del mio faro di riferimento, anche in età avanzata, mi impediva anche di guardare con occhi sereni gli oggetti, piccoli e grandi; ma dovetti accettare di farlo.
    
    Di tutto il coacervo di cose, molte ora decisamente inutili, mi colpì l’ultimo libro che, mentre era inchiodata al letto di casa perché la malattia la debilitava, stava leggendo a piccoli sorsi; ma soprattutto mi colpì il ‘segnalibro’ con cui marcava l’avanzare delle pagine, una busta chiusa indirizzata ‘a Giuliana’ di cui nessuno aveva mai avuto sentore; le due paginette piene della grafia fitta di mia madre contenevano il terremoto più spaventoso che avrei mai potuto immaginare e che dovetti affrontare.
    
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    “Cara Giuliana,
    
    considerando che tra qualche giorno sarai maggiorenne, ...
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