1. A che serve l'estate - Orfana


    Data: 24/11/2021, Categorie: Etero Autore: Browserfast, Fonte: EroticiRacconti

    ... sorella poco fa su Adriano. Gli potrei pure scrivere “senti, il giorno prima di partire ti ho praticamente chiesto se ti andava di venire a casa mia a fare il bis della notte precedente. Adesso potresti? Ho casa libera e mi lascerei volentieri scopare per due giorni di fila”. Ma mi metto a ridere, appunto. Le cose sono cambiate e non è più il caso. O forse lo sarebbe pure, in un altro momento. Adesso sicuramente no. Penso che se proprio volessi fare qualcosa, ma non la farò, sarebbe quella di andare in giro e comportarmi per contrarietà. Tipo farmi sfacciatamente rimorchiare da qualcuno e appena lui propone di andare da qualche parte per restare un po’ da soli dirgli “no, ma come ti viene in mente?”. Oppure beccare un ragazzo che, timido e insicuro, mi domanda “a te proprio non andrebbe di…” e rispondere “sì, certo, perché no? se andiamo là dietro ti faccio un pompino subito-subito”.
    
    Scema, eh? Vabbè, sono tutti film che mi faccio per tenere occupata la mente. Ma di voglia di fare qualcosa, qualsiasi cosa, in realtà non ne ho davvero neanche mezza.
    
    Mi accendo una canna in cucina, me la fumo praticamente tutta finché, a scuotermi dall’accidia, finalmente, squilla il telefono. Finalmente è Debbie. Che si scusa per non avere potuto rispondere prima.
    
    Il suo “Sletje, come stai?” mi scioglie. Anzi, a essere giuste dovrei dire che quasi mi scoppia dentro. Il suono della sua voce, il tono della sua voce, allo stesso tempo dolce e malizioso. Il suo modo di chiamarmi così, ...
    ... puttanella, che sembra un Giancarlo in versione femminile. Tutto questo è come se mi ridestasse di botto. Che potere che ha su di me questa qui! Lo ha sempre avuto.
    
    Anche con lei sono due o tre minuti di formalità sulle vacanze, poi le domando quando pensa di venire a Roma e mi risponde che ancora non lo sa, entro una settimana probabilmente. Faccio l’oca e le dico che mi piacerebbe fosse prima. Mi risponde un “anche a me” che forse non vuole esserlo, ma che avverto un po’ distratto. Allora faccio ancora più l’oca e accentuo la capricciosità della voce e le dico che mi piacerebbe che fosse ora. E che sono sola in casa. E che fa caldo e che giro per casa completamente spogliata.
    
    – Sletje… tu hai in testa qualcosa… – mi fa abbassando la voce e anche con una certa ironia. Sento in sottofondo dei rumori, non so dove sia. Forse non più al lavoro, forse in un locale.
    
    Vorrei risponderle che fino a poco fa non avevo in testa assolutamente niente e che è colpa della sua voce se ora… Cioè, sì, se ora le idee mi sono venute. Vorrei quasi rimproverarla, sottolineare proprio che è colpa sua.
    
    – Puoi fare una videochiamata? – le domando invece.
    
    – Perché?
    
    – Vorrei che mi guardassi mentre ti penso…
    
    – Cosa?
    
    – Mentre ti penso con le mani…
    
    Ecco, gliel’ho detto. Credevo che sarebbe stato più difficile ma invece no. Lei ridacchia e abbassa ancora di più la voce. Mormora uno “Sletje…” che, non so se sia vero ma così lo percepisco io, è un soffio di desiderio.
    
    – Non puoi? ...
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