1. Voli di Gioventù


    Data: 19/10/2021, Categorie: Prime Esperienze Autore: cagliostrus, Fonte: EroticiRacconti

    Certo che ne ho avute di storie! Me ne rendo conto solo adesso, che comincio a guardarmi indietro. Come quella con la romana che mi portò a casa sua, a Trastevere. Voleva farmi scopare a tutti i costi con la sua amica 'psicologa' che pesava più di cento chili.
    
    Ma andiamo con ordine: Marika si chiamava la romana... no, Marika era quella di Sassuolo, nello stesso anno. Come si chiamava, invece, la romana? Uhm, forse Silvia. In ogni modo l’avevo conosciuta a casa di due mie amiche studentesse che avevano affittato un miniappartamento, su per i colli.
    
    Queste amiche si chiamavano Cristina e Maria. Cristina era una biondina tutto pepe, di Firenze e Maria una venezuelana, mora con le lentiggini. Cose che succedono, quando si mescolano le razze: mora, occhi azzurri, pelle candida, quasi anemica, tutta ricoperta di lentiggini dalla fronte alle caviglie. Maria aveva trascorso alcuni mesi in un pueblo di indios amazzonici. Mi raccontava di essere stata accolta fra loro in qualità di amante dello stregone, o sciamano che dir si voglia. Mesi passati fra scopate rituali, costantemente in preda ai fumi di chissà quali erbe, alla fine dei quali si era ritrovata ricoperta di parassiti che le scavavano cunicoli sotto la pelle. Fu finalmente recuperata dalla famiglia, curata e spedita in Italia a studiare, non ricordo più che cosa, presso una facoltà dell’Alma Mater Studiorum.
    
    Parlava un italiano ‘melodico’, Maria. M’incantava recitando poesie di Lorca e Neruda con aria ...
    ... sognante, per poi risvegliarmi bruscamente ridendo: "Cogno!" mi diceva, ‘cogno’ era anche il suo intercalare preferito.
    
    Maria pareva che soffrisse di dispareunia: un blocco psicologico che la portava a contrarre spasmodicamente lo sfintere vaginale e che le impediva di avere rapporti, seppure li desiderasse.
    
    Questo me lo raccontava, ma personalmente non lo verificai alla prova dei fatti. Una notte, essendomi addormentato sul suo letto dopo una serata di canti e bevute, me la ritrovai assopita al mio fianco, che mi volgeva le spalle. Lentamente iniziai a carezzarla nel buio.
    
    Aveva delle mutandine come non si usano più, non degli slip, o tanga, ma delle vere mutandine di cotone, con dei fiorellini stampati ed un pizzo basso e semplice sugli orli. Vedendo che lei gradiva, le abbassai le mutandine sotto le chiappette (erano minuscole ma belle sporgenti e sode) e, mentre con una mano la accarezzavo fra i peli davanti (allora le donne toglievano solo i peli più esterni. NdA), di dietro le scivolai con il cazzo fra i glutei, pensando: ‘Se non posso chiavarla, almeno provo ad incularmela’.
    
    Trovai comprensibile quella resistenza che lo sfintere offriva alla mia cappella, ma un po’ spingendo io, un po’ dimenandosi lei, che nel silenzio aveva cominciato a mugolare alle mie carezze, finalmente mi ritrovai dentro. Prendemmo gradualmente un ritmo di galoppo stantuffando all’unisono, con colpi sempre più ampi e profondi. Fu una cavalcata memorabile, alla fine della quale godemmo ...
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