1. Gemiti in una calda notte d' estate (la notte in cui mia madre fece crollare il mio mondo)


    Data: 09/10/2017, Categorie: Tradimenti Autore: Spettro82, Fonte: Annunci69

    Quello era stato il primo anno che mio padre non venne al mare con noi, la cosa mi sembro' strana ma non mi diede da pensare più di quel tanto.
    
    Dentro di me fantasticavo sul fatto che da solo con mia madre avrei avuto maggiori possibilità di divertirmi e giocare rispetto a ciò che mi offriva la monotonia della vita cittadina.
    
    Lei era decisamente meno inquadrata ed apprensiva rispetto a mio padre, che da bravo militare tendeva a trasportare la rigida disciplina che regolava la sua vita anche tra le mura domestiche.
    
    A quattordici anni tendevo ad avere una visione della sessualità incompleta, quelle che allora consideravo essere verità assolute erano cose bisbigliate tra i denti da qualche amico più grande o arrivavano direttamente da immagini rubate dalle pagine di qualche rivista pornografica.
    
    Avevo già incominciato a scoprire il piacere dell'autoerotismo, ma il corpo di una ragazza rimaneva per me una chimera irraggiungibile e tantomeno lo erano i meccanismi con cui una donna comunicava ad un altro uomo di essere pronta a concedersi.
    
    Avevo conosciuto Vito la mattina precedente in spiaggia, mia madre mi aveva mentito spudoratamente dicendomi che si trattava di un suo vecchio compagno di università
    
    ed io concentrato sopratutto a sfogarmi da mesi di grigio asfalto e divieti non avevo dato alla cosa la minima importanza.
    
    Quella sera nel ristorante dell'albergo il loro atteggiamento mi aveva provocato un profondo fastidio, anche se sopratutto lo faceva a ...
    ... livello inconscio, senza che ne intuissi chiaramente il motivo.
    
    C'era tra loro una confidenza eccessiva, quelle barriere sociali esistenti tra due persone che si sono appena conosciute erano crollate senza opporre la minima resistenza.
    
    Vedevo le loro mani sfiorarsi, si susseguivano risate e battute che contenevano allusioni di cui ancora non capivo pienamente il significato ma che lasciavano in me una sensazione di imbarazzo.
    
    Terminata la cena mia madre mi disse che loro si sarebbero fermati ad ascoltare un po' di musica, ma che per me si era fatto tardi.
    
    "Sali in camera e non aspettarmi, mi raccomando lavati i denti e riposati che oggi e' stata una giornata faticosa"
    
    Li salutai senza indugi, stare con loro per certi versi mi infastidiva e stavo incominciando ad annoiarmi tremendamente.
    
    Mi era stata messa a disposizione una singola, comunicante con la camera matrimoniale di mia madre.
    
    La stanza era molto silenziosa, mi spogliai e mi distesi sul letto cercando inutilmente di prendere sonno.
    
    Fissavo la carta da parati che rivestiva la parete, la penombra della stanza era illuminata saltuariamente dai fasci di luci proiettati dalle autovetture che percorrevano il lungomare davanti all'albergo.
    
    Vedevo quelle luci entrare dalla finestra e correre per la stanza, dipingendo di colori un oscurità che al posto di conciliarmi il sonno mi insinuava nella testa pensieri a cui io stesso non volevo dare ascolto.
    
    Passarono un paio di ore, l'agitazione mi faceva ...
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