1. Il paggio della regina - 2


    Data: 09/10/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    Con i primi caldi di giugno, la Corte si era trasferita a Fontainebleau, la residenza tanto amata dalla regina per la frescura dei vasti giardini, e dallo stesso re per la riserva di caccia, che l’immensa foresta gli offriva.
    
    Quel giorno, l’intera corte aveva preso parte alla battuta di caccia al cinghiale voluta da sua maestà per celebrare il solstizio d’estate. Fin dalla prime ore del mattino il cortile del castello reale era rintronato del latrato dei cani, del richiamo dei servi, del vociare dei convenuti e dello scalpiccio dei cavalli che venivano apprestati, mentre i guardiacaccia già partivano per individuare le prede e stanarle.
    
    Finalmente, quando il re e la regina scesero nel cortile e salirono a cavallo con il loro corteggio, l’intera comitiva partì con grande strepito di corni, latrati e incitamenti di vario genere.
    
    Armand de La Tour, però, era rimasto al castello, adducendo i postumi di una leggera indisposizione che lo aveva colpito qualche giorno prima; così, poco dopo la partenza dei cacciatori, si era messo nella sacca alcune fette di pane con del formaggio, una fiaschetta di vino, un libro ed era andato nel parco a cercarsi un angolo riparato, in cui passare quelle ore di quiete e di riposo.
    
    Giunto nel suo angolo preferito, all’ombra di un vecchio platano, si era seduto sul soffice tappeto d’erba e appoggiato con la schiena al tronco contorto, si era immerso nella lettura. D’un tratto:
    
    “Vaghi germogli che d’aprile ornate,
    
    perle di primavera, ...
    ... i rami nudi…”
    
    Armand sorrise a quei versi e si sporse a guardare alle sue spalle, da dove gli giungeva la voce ben nota.
    
    “Che ci fai qua?”, esclamò felice, vedendo il cavaliere di Mont-Mercin seduto anch’egli per terra dall’altra parte del tronco.
    
    L’altro gli sorrise con una dolcezza inesprimibile.
    
    “Non sei andato alla battuta di caccia?”, chiese ancora Armand.
    
    “Sono rimasto indietro e me la sono svignata. – rispose il cavaliere, indicando il cavallo, che brucava poco lontano – Sapevo di trovarti qui. Piuttosto che farmi uccidere da un cinghiale, - proseguì, alzandosi – preferisco morire fra le tue braccia.”
    
    “Stupido… - fece Armand, stringendolo a sé - Non ti ho sentito arrivare.”
    
    “Perché il mio cavallo vola come Pegaso, non lo sapevi?”
    
    “E dove sono le ali, adesso?”, disse Armand, in tono scherzoso.
    
    “Ripiegate sotto la coda.”
    
    Scoppiarono a ridere entrambi, mentre tornavano a sedersi sul prato fianco a fianco, stringendosi la mano.
    
    “Ho qualcosa da mangiare nella sacca, se hai fame.”, disse Armand.
    
    “Dopo… - rispose Mont-Mercin con un sospiro – adesso ho fame di te…”, e lo spinse disteso, avvolgendolo in un abbraccio già frenetico e cercando con bramosia le sue labbra.
    
    Poco dopo si rotolavano sull’erba, con gli abiti già scomposti e mezzo slacciati.
    
    Confesso di sentirmi spesso a disagio, quando devo raccontare e descrivere momenti come quelli che seguirono: mi sembra di essere uno di quegli squallidi guardoni, che non riuscendo a vivere ...
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