1. La cugina milanese-seconda parte


    Data: 13/04/2018, Categorie: Incesti Autore: Carlocarlo2, Fonte: EroticiRacconti

    La cugina milanese-seconda parte
    
    “Carlo, su svelto, vai a prendere la sua roba in macchina” mi disse sottovoce mia madre, dopo avere fatto entrare Giulia in casa..
    
    “Perché io?” le sibilai sempre sottovoce; di solito ero gentile ma Giulia già sollecitava la mia vena perfida che si esaurì immediatamente dopo la sua occhiataccia; rassegnato -del resto, con mamma mi rassegnavo facilmente, visto che me le dava tutte vinte- scesi e svuotai il sedile posteriore della vetturetta, facendo un piccolo mucchio fuori dal portone; viaggiava leggera la cuginetta: una valigia morbida celeste, una sacca di jeans ed una grossa cartella con gli elastici sugli spigoli, uguale a quella che usavo a scuola per Disegno Tecnico; prima di portare su la roba approfittai dell’occasione e mi sedetti alla guida del cinquino, misi le mani sul volante, accarezzai i pulsanti e.. oh oh.. la cuginetta amava la musica, perché, nel vano portaoggetti, leggermente arretrato perché fosse meno visibile, aveva fatto montare uno stereo8, una radio con la quale era possibile ascoltare delle voluminose cassette; in quel momento era inserita una raccolta di Fausto Papetti, uno che andava di gran moda perché suonava dei lenti col sassofono, e i lenti in una macchina coi sedili reclinabili era la conditio sine qua non per, se non proprio fare sesso, almeno per pomiciare; come poter resistere -e infatti non resistetti- alla tentazione di accendere e spingere in avanti il nastro, e subito le note suadenti e ruffiane ...
    ... riempirono l’abitacolo, mandandomi in orbita interplanetaria, dimentico di tutto il resto; a farmi ritornare a terra pensò mio padre, prendendomi per un orecchio..
    
    “Sei diventato cretino?” sibilò ad un centimetro dalla mia faccia..”.. che figura ci fai fare, eh? Spegni subito quel coso, e non ti permettere mai più..”
    
    Quando voleva, mio padre riusciva ad essere odioso, ma non si poteva dire che non avesse ragione; frizionando con la mano l’orecchio indolenzito, scesi dalla macchina e, inseguito dal solito rosario di rimproveri, mi misi a tracolla la sacca e, con la valigia in una mano e la cartella sotto braccio feci il facchino fino in casa; Giulia era in soggiorno
    
    con un bicchierone di the freddo in mano, s’era fatta la doccia , infatti stava con l’accappatoio (uno dei miei) ed aveva i capelli umidi; parlava con mia madre, rispondendole con quel sofisticato accento milanese, allargando le e, pronunciando correttamente le parole, quasi con puntiglio: ne ero affascinato; aveva allacciato l’accappatoio con noncuranza e, gesticolando le si era allentato sul davanti, permettendo la visione del solco tra i seni e pure una buona porzione delle cosce robuste; quando si accorse di me, con un gesto istintivo, mi passò il braccio dietro alla schiena e mi attirò, stringendomi a se: ebbi un’erezione e lei se ne accorse, e invece di scandalizzarsi, aumentò la stretta, ed io, rosso come un peperone rosso, mi sentivo contemporaneamente in paradiso e all’inferno; l’incanto finì quando ...
«123»