1. Funghi e cazzi- La prima volta di Marta R.P.


    Data: 08/04/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: Semiramis, Fonte: EroticiRacconti

    Prima che andasse via da Ciaulà, prima che gli studi le indicassero la via, prima che la città le punisse la fica, Marta R.P. era già pronta per farsela strappare.
    
    Era settembre, l'aria era piena del chiuso degli armadi che si lasciavano svuotare per le valigie. Le partenze erano imminenti, anche la sua lo era. Nella valigia ancora l'acqua e il sapone, il senso di vergogna. In quei giorni si toccava la fica in maniera frenetica. Era tesissima, spesso si masturbava convinta di placare la tensione, la paura. Toglieva le sue radici ammuffite e si impiantanava nella terra d'asfalto fertile d'occasione che era la capitale, dunque, lasciava Ciaulà.
    
    In quei giorni godeva per fisiologia, quasi per inerzia, un calo della libido la attanagliava ma non curante si consumava la fica in silenzio. In un angolino tra un vecchio comò e uno scrittoio, la sbiadita Olivetti la osservava muta e lei pigiava i tasti del piacere. Si masturbava in piedi, sbirciando alla finestra i facchini. Erano operosi come formichine. Nella casa a corte di suo nonno, salivano in fila sacchi di merce. Lei tra i merletti dei tendaggi li guardava, staccava i loro bretelloni, calava loro i pantaloni. Li vedeva scacciare l'ultima goccia di sudore dalla fronte, si stritolava la fica e immaginava di toccare con le dita i loro petti sudati. Lei, la nipote che doveva studiare, desiderare quei sozzi facchini! Inorridita dalla sua amoralità, abbandonava la schiena al legno e si accasciava soddisfatta per il terzo ...
    ... piacere della giornata. Aveva ritmi terrificanti, una macchina da guerra, la masturbazione era già dipendenza.
    
    Negli ultimi pomeriggi aveva familiarizzato con Gigi, un facchino che l'aveva aiutata a spostare i libri più pesanti degli scaffaloni del nonno, Don Eusebio. Gigi era buono e le guardava sempre il seno e le cosce. In maniera ossessiva la bocca, era convinta che fosse innamorato di lei, un amore impossibile nella sua testa, che non era di nessun maschio, allora. Era, infatti, quasi di tutti i maschi. Nata senza padre, cresciuta con Eusebio, le era mancato un uomo con spalle forti per farsi portare a cavalcioni. Ammirava tutti gli uomini, li amava tutti, li voleva.
    
    Il nonno credeva nella nostalgia e davvero attento, aveva individuato la sua depressione nelle pagine del suo diario, convincendola, non era di uomini il suo bisogno. Il peccato non è mai bisogno:
    
    « [...] Rebecca, credo che nostra nipote abbia bisogno dell'aria di questi monti, lei è come te, tu la conosci bene, anima mia. Tua nipote c'ha i veli negli occhi, amor mio. Proprio come te, vede il mondo oltre le foglie dei faggi, ricordi? Lo faceva da piccola quel gioco delle maschere con le foglie... Iddio ti baci Rebecca.
    
    La manderò nei boschi con Gigi, è un buon giovane, le farà salutare le foglie e le radici e le stagioni di questo luogo. Lo sai che Ciaulà è immobile da quando l'hai lasciata? Ti amo...
    
    Eusebio R. P.»
    
    Lo leggeva ogni giorno il suo diario, anticipava le mosse e lui si sentiva ...
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