1. .Orchidea elvetica - prima parte.


    Data: 09/03/2018, Categorie: Hardcore, Maturo Autore: BR_LKW, Fonte: xHamster

    ... quasi a secco di birra e i suoi brillanti occhi verdi puntavano i miei con un’ espressione indecifrabile.
    
    “Ecco!” pensai. “Avrà pensato che sono il solito povero arrapato. Se la sfiga potesse ribattezzarsi, sceglierebbe il mio nome.”
    
    Voltai lo sguardo verso la band e sentivo il viso accaldato. Speravo di non essere arrossito, perché la cosa mi avrebbe reso ancor più beota di quel che madre natura già mi aveva reso.
    
    La band attaccò un altro pezzo e la bella voce della cantante nera dribblava il mio imbarazzo e mi concentrai sulla musica. Inaspettatamente il combo se ne uscì con uno scodinzolante pezzo swing, il cui sax tenore faceva il bello e cattivo tempo sul resto degli strumenti, annunciandosi a gran decibel ai nostri timpani.
    
    Mi tornò in mente lei, che stava poco dietro di me e non resistetti dal rivolgerle lo sguardo. Eccezionalmente mi stava osservando anche lei e il suo corpicino magro si muoveva sinuoso a ritmo di swing, seducendo il mio sguardo di maschio inebetito da quell’ afrodiasiaco danzare.
    
    Successivamente, i nostri sguardi continuarono ad incrociarsi e avevo la sensazione che tra poco si sarebbe avvicinata per parlarmi. Il mio istinto infatti non mi aveva tradito.
    
    Dopo una serie impacciata di frasi scompaginate su quanto la band appena esibitasi avesse offerto un buono spettacolo , seguì la classica formula verbale sociale “…e comunque io mi chiamo Dario, piacere”, parlammo ancora un po’ finché ella mi invitò a bere qualcosa in un Café li ...
    ... vicino.
    
    Per il fatato effetto del caffé che faceva da filtro magico relazionale accelerando i miei processi mentali, la parlantina si sciolse come le trecce di un cavallo, i sorrisi ampliarono sempre di più e iniziammo a flirtare. Lei era veramente brillante e il suo senso dell’umorismo sagace e spassoso, era una dote che poche sue simili padroneggiano.
    
    Passata la mezzanotte, lei pregò di accompagnarla : “… all’auto che ho parcheggiato in una zona un po’ isolata?” e cavallerescamente adempii al mio dovere.
    
    Giungemmo alla sua auto e ci fermammo dinanzi la portiera del passeggero: il mio sesto senso di maschio mi suggeriva di tentare l’arrembaggio con un bacio quella stupenda creatura.
    
    Un tremore diffuso terremotava le mie membra e un fiume di emoglobina inondava le mie parti basse sul ritmo di un cuore che martellava una rumba nel petto.
    
    Approcciare una donna in queste fasi, mi fa sentire come un equilibrista sospeso tra due grattacieli: ogni passo sbagliato, ogni mossa avventata significa farsi risucchiare dalla forza di gravità che ti spalmerà al suolo. Parafrasato significa essere respinto a due mani, vedere una testa scansarsi sdegnata sui cui un’espressione torva al gusto di “checazzotisaltainmente?!” ti trapassa a punta di coltello .
    
    Mi avvicinai a lei che dava le spalle all’auto, appoggiata con la schiena al mezzo. Le presi con non poche cardio-scariche elettriche la piccola mano di ninfetta di un metro e sessantacinque che fino a quel momento mi aveva ...