1. Caldi fratelli


    Data: 22/06/2021, Categorie: Incesti Tue Racconti Autore: Sodoma, Fonte: RaccontiErotici.xyz

    Non ricordo un’estate più calda di quella del ’98. Sarà che ero prossimo alla laurea e, tra l’ultimo esame e la tesi, non avevo un attimo di riposo.
    Anche quell’estate, però, la mia famiglia ed io la trascorremmo nella nostra casa al mare. La mia era la tipica famiglia italiana della media borghesia dei tardi anni Settanta: padre avvocato, madre insegnante e due figli: mia sorella, Anna, allora venticinquenne e già laureata in filosofia, ed infine io, Carlo, 23 anni, laureando in legge.
    Mia sorella ed io eravamo quasi coetanei, tra di noi c’era una differenza di un anno e mezzo appena: eravamo sempre insieme, e litigavamo spesso e giocavamo come tutti i bambini. Un gioco in particolare, però, piaceva ad Anna: fare la dottoressa e visitare il suo fratellino ammalato.
    Una sera di fine agosto del ’98, appunto, tornai a casa presto, dopo una pizza con gli amici per salutare l’estate ormai agli sgoccioli. Era da poco passata la mezzanotte che già mi dirigevo con la mia Fiat 500 verso casa, mentre verso la montagna brillavano in lontananza i bagliori di un temporale. A casa, una doccia veloce e a letto. Continuava a fare caldo, però, insopportabile: mi tolsi anche i boxer coi quali dormivo, ma ci misi del tempo per addormentarmi.
    “Carlo, sveglia. C’è qualcuno di sopra. Ho sentito dei passi!” La voce di mia sorella all’improvviso mi svegliò di soprassalto, e nello srotolarmi dalle lenzuola non potei nascondere la mia erezione: il mio cazzo si mostrò in tutto il vigore ...
    ... dell’alzabandiera di un ventenne. Cercai di coprirmi come potei arrossendo, credo. “Ma dài, saranno mamma e papà”. “No, mamma e papà sono tornati a casa. Stasera ha telefonato Lorenzo e ha detto che c’è stato un fortissimo temporale e che sarebbe stato meglio se fossero tornati per controllare casa. Così sono partiti senza indugi, perciò siamo soli”. Non mi restava che andare a controllare. “Almeno girati, cazzo”, le dico. E lei di rimando: “Capirai, tanto ho già visto che il tuo uccellone è in tiro”. Mi alzai, allora, e senza pudore mi rimisi i boxer sotto gli occhi di mia sorella, poi salii al piano di sopra.
    “Ah, ah, ah. Non c’è nessuno, te lo dicevo. Non erano passi, è la tenda dei vicini che si è sciolta e sbatte contro la parete per il vento”. “Sarà, ma io mi sono spaventata a morte e non ho nessuna intenzione di tornare in camera mia”. “E dove dormi?”. “Indovina un po’?” “No, dài, Anna. Fa già tanto caldo!” Solo allora mi resi conto che mia sorella indossava solo una canottiera di mio padre che a stento le copriva l’inguine. Senza prestare ascolto alle mie parole, Anna si sdraiò sul mio letto e spense la luce. Anche io mi rimisi a letto, ma avevo sempre davanti agli occhi mia sorella mezza nuda, e non riuscivo a prendere sonno: il mio uccello spiegò le ali e per dare un po’ di sollievo all’erezione, mi tolsi i boxer restando completamente nudo. Ma girai le spalle a mia sorella, perché sapevo che altrimenti non avrei risposto di me. Non capivo, infatti, cosa mi succedesse, sarà ...
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