1. La mia cagna


    Data: 28/02/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Etero Autore: sethmorley, Fonte: RaccontiMilu

    Eravamo a casa sua, un piccolo appartamento condiviso con studenti dove Elisa trascorreva la settimana di lavoro prima di tornare a casa nostra il venerdì sera. In quel periodo era a casa da sola, i corsi e gli esami universitari erano finiti e i suoi compagni di appartamento se ne erano tornati a casa loro per le vacanze. Io ero andato a trovarla qualche giorno, mi ero preso ferie per poter passare un po’ di tempo insieme e svegliarmi alla mattina vedendo il suo splendido viso. Durante il giorno lei lavorava e io mi alzavo tardi, sistemavo un po’ la casa, andavo a spasso per la città per fare la spesa e ingannare il tempo in attesa del suo ritorno alla sera.Quando tornava le preparavo una cena veloce e poi ce ne stavamo in divano o sul letto seminudi a guardare la tv e raccontarci le nostre rispettive giornate.
    
    Era bella l’attesa del suo ritorno, così come per lei era bello sapere che alla fine della giornata ci saremmo ritrovati e l’avrei fatta sentire importante.
    
    Così anche quel giovedì, dopo aver pranzato con una tortilla e aver bevuto qualche bicchiere di vino, ci sistemammo sul divano, un piccolo divano un po’ sfondato su cui lei si adagiò appoggiando la testa sul bracciolo, indossando solo un perizoma. Io mi sedetti davanti a lei e cominciai a guardarla osservando le pieghe del suo cospo sinuoso che si snodava in modo innocentemente provocante, le cosce strette una all’altra e i piedi che mi sfioravano le gambe accarezzandole piano. Cominciai a mia volta ad ...
    ... accarezzarle i piedi e, come ogni volta, sentii un brivido di eccitazione scendere lungo la schiena: impazzivo sempre quando cominciavo a manipolarla, particolarmente i piedi che ho sempre trovato ben fatti e straordinariamente eccitanti. Il modo poi in cui lei me li offriva, mugolando piano per i miei massaggi, era segno che si stava abbandonando al mio tocco, che il suo corpo cominciava ad essere in mio possesso, a partire dalle appendici, preludio di un possesso totale che non avevo intenzione di allentare, né lei aveva intenzione di negare.
    
    Stringere prima la pianta del piede per poi risalire alle dita fu l’inizio del godimento, la sentivo mia mentre massaggiavo piano l’appendice più remota del suo eros, sentivo che aveva iniziato a cedere e a desiderare di essere posseduta.
    
    Possesso, la parola chiave che rappresenta l’origine del mio desiderio di lei.
    
    Le mie mani lavoravano sapientemente sui suoi piedi, per risalire ogni tanto verso i polpacci e cacciare la tensione della giornata, la sentivo scemare un po’ alla volta, percepivo che pian piano i suoi muscoli si stavano rilassando e vedevo le gambe cedere sempre più verso l’abbandono totale, quella condizione che era il fine ultimo a cui tendevo e che portava con sé la consapevolezza di avere tra le mie mani non solo un corpo di cui fare ciò che volevo, ma soprattutto una mente predisposta ad agire per farmi godere, traendo da ciò la ragione del suo stesso godimento. L’arrivo del mio orgasmo e gli schizzi del mio ...
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