1. Contessa la ponygirl - capitolo 3


    Data: 03/10/2017, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Koss99, Fonte: Annunci69

    Chantelle è nuda e legata alla parete del capanno in cui ha dormito. Per Miriam, la serva di stalla che la sera prima si è presa cura di lei, è stato facile avere ragione della giovane contessa, Chantelle era sfinita ed in quelle settimane ogni volta che si era ribellata era stata severamente punita. Più che legata Chantelle era immobilizzata. La giovane è incatenata per i polsi e più su anche all’altezza dei gomiti, anche il collare è saldamente agganciato alla parete e senza possibilità di gioco, così come le caviglie e le gambe agganciate con due robusti anelli poco sopra le ginocchia alla parete. L’unica parte di lei che può muoversi sia pur di poco è il bacino, ma eventuali contorsioni non le gioverebbero sicuramente e la esporrebbero in posizioni indecenti. Miriam l’aveva incatenata e poi se n’era andata. Chantelle non aveva nozione del tempo, ma doveva essere ancora mattina, però il sole che filtrava dalle alte finestrelle le sembrava alto. Era tardi, aveva fame, sete e doveva liberarsi.
    
    Miriam ritornò e non era sola. Con lei c’era un non più giovane cinese. Chantelle gridò, protestò, minacciò e poi invocò. – Ti prego slegami, ho sete e devo andare in bagno. – I due parlottarono tra di loro senza curarsi né delle sue proteste, né delle sue preghiere.
    
    Chantelle dubitava che la capissero e lei non capiva quello che loro dicevano. Poi il cinese aprì la borsa che si era portato dietro e tirò fuori degli aghi belli lunghi, ma che non sembravano più pericolosi di ...
    ... tanto. Il cinese si avvicinò e l’accarezzò sulla gola. Chantelle tremò di disgusto e di paura e gridò avvilita. Poi in un attimo uno di quegli aghi fu conficcato sulla gola di Chantelle, un centimetro sotto il collare e penetrò per neanche un millimetro. Il cinese le parlò dolcemente, lei non capì niente, ma si calmò, non provava dolore. Il cinese conficcò un altro ago vicino al precedente e poi un altro ancora. Non facevano male, ma Chantelle si accorse terrorizzata che non riusciva più a parlare. Fu un trauma, la schiava pianse mentre la serva di stalla ed il dottore cinese uscivano dalla stanza lasciandola piangente, incredula ed impaurita con tre aghi conficcati sulla gola.
    
    Chantelle pianse disperata, più volte cercò di gridare, ma dalla sua gola non uscivano parole, solo suoni strani, simili a nitriti. Dopo mezzora ritornò il cinese con la sua padrona e con un uomo giovane e bello, un europeo. Chantelle sapeva che il suo destino era nelle mani di quella donna. La guardò e la padrona ricambiò lo sguardo fissandosi negli occhi della giovane schiava. La fiera contessa abbassò lo sguardo impaurita, in quel momento si arrese, non poteva fare più niente. In quelle settimane aveva meditato non solo di scappare, ma anche di vendicarsi, ora sperava solo che non le facessero più del male.
    
    Il cinese le levò gli aghi, lei speranzosa provò a parlare, ma non le riuscì.
    
    In un francese molto gutturale l’uomo le parlò. – Mi chiamo Hubert, sarò il tuo istruttore. Lo so, lo so tu non ...
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