1. Doppio esame di maturità


    Data: 02/10/2017, Categorie: Incesti Autore: rococo, Fonte: RaccontiMilu

    Doppio esame di maturità
    
    Sono passati una trentina d’anni, ma ricordo ancora nitidamente, e con un po’ di tenera nostalgia, la breve vacanza che passai in campagna da mia zia Rachele subito dopo aver conseguito il diploma di maturità scientifica.
    
    A quei tempi l’esame di maturità era un traguardo molto impegnativo: tre prove scritte, dieci materie all’esame orale con programmi triennali. La prova per fortuna era andata bene, ma ero ridotto uno straccio, stavo sull’orlo dell’esaurimento nervoso. Per la verità il volto smunto e gli occhi scavati non dipendevano soltanto da quello; allo stress da studio si aggiungevano le incessanti seghe che, arrapato e imbranato com’ero, mi tiravo con frequenza quotidiana sognando di scoparmi colleghe o professoresse.
    
    Mia madre era preoccupatissima, anche perché di lì a qualche mese sarei dovuto trasferirmi in città per frequentare l’università. Il medico di famiglia parlava di grave deperimento organico, mi aveva prescritto un ciclo di ricostituenti per via orale e intramuscolare, ma, aveva aggiunto, cambiare aria per qualche settimana mi avrebbe fatto sicuramente bene.
    
    Mamma pensò subito a Rachele, sua sorella maggiore che abitava in campagna dove conduceva una piccola fattoria agricola col marito Giacomo. E gli zii si dichiararono ben contenti di ospitarmi. Erano soli, non avevano avuto figli maschi, le due figlie si erano già sposate e vivevano altrove.
    
    Partii di mala voglia, temendo di andare ad immalinconirmi in un posto ...
    ... privo di ogni distrazione; mi portai con me, ben nascoste in valigia, alcune riviste porno. Treno, corriera e una vecchia utilitaria con la quale lo zio Giacomo venne a prendermi alla fermata. Giunsi all’ora di cena e fui subito inebriato dagli odori dei manicaretti che la zia stava preparando.
    
    ‘Toruccio, bello di zia, vieni, fatti vedere come stai!’.
    
    Toruccio sono io, Vittorio, così chiamato affettuosamente da familiari ed amici.
    
    Zia Rachele aveva all’epoca 54 anni. Da giovane doveva essere stata una bella gnocca, rigogliosa e vogliosa: lo si vedeva dalle forme voluminose del petto e dei fianchi, certo appesantiti dagli anni, e dall’espressione ancora procace degli occhi e della bocca.
    
    Mi abbracciò e fui accolto dalle sue enormi tette che lasciava libere sotto un camicione sempre pulitissimo. La morbidezza di quelle mammellone e il profumo di bucato che emanava dal corpo della zia produssero un effetto immediato, ancorchè inaspettato, sul mio uccello, che inopinatamente si impennò.
    
    La zia prese la mia valigia e la portò nella cameretta a me riservata, dove la disfece per sistemare le mie cose nei cassetti. Lo zio mi fece accomodare e cominciò a versarmi del vino che dovetti accettare anche se lo sorseggiavo molto lentamente per evitare che me lo riempisse di nuovo. Lui invece cominciò a tracannare ed era già abbastanza brillo ancor prima di iniziare a mangiare.
    
    Io invece, da pipparolo arrapato, ero come calamitato dalla visione del culone ondeggiante della ...
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