1. Tra Vecchio e Nuovo - Capitolo X [Fine]


    Data: 12/02/2018, Categorie: Incesti Autore: Raccontatore, Fonte: EroticiRacconti

    La primavera era ormai arrivata e aveva trasportato con sé un vento meno gelido, tanto da poter permettere a Matteo di passeggiare con il giaccone sbottonato. L’inesorabilità e la ciclicità con la quale le stagioni s’appressavano le une alle altre, infondevano nel ragazzo una calma e serenità ancestrali, come se la ritmica scansione del tempo scacciasse le preoccupazioni per un futuro che non avrebbe portato troppi cambiamenti, perché l’avvenire altro non era che ripetizione di un nuovo passato, in un’eterna catena che non smuove mai gli equilibri. Eppure, nel profondo del suo animo, c’era sempre la tremenda forza antagonista della rottura del ciclo, del nuovo che avanza, spazza via, distrugge l’ordine e ne costruisce un altro.
    
    D’un tratto, immerso in questi voli pindarici, Matteo fu riportato a Milano da un uccellino stramazzato al suolo, sul marciapiede, davanti ai suoi piedi. Si chinò per osservarlo e constatarne il decesso. Lo stuzzicò con la punta della scarpa, in attesa di un segno di vita, ma da quell’esile corpicino non arrivò nulla. Si chiese quale potesse essere stata la sua storia, di come fosse morto. Tirò l’ultima boccata di fumo dalla sigaretta e poi la gettò a terra, poco lontana dal povero uccellino. Decise che avrebbe chiesto ad Antonio di recitare un ave Maria come simbolico funerale, quella sera al bar, quando sarebbero rimasti soli. E così riprese a camminare.
    
    Quella notte al bar, vennero meno clienti del solito. Né gli abituali ubriaconi, né gli ...
    ... impiegati di ritorno dalla serata tra prostitute e prostituti né gli studenti universitari che bighellonavano in centro fino a notte inoltrata, con l’unico scopo di utilizzare la scusa di aver dormito troppo poco per studiare il giorno successivo.
    
    A parte ciò, tutto proseguiva nella norma. Antonio era sul retro intento a sistemare la merce nei frigoriferi, quando ad un certo punto entrò un tipo che tutto sembrava fuorché un tipico cliente. Aveva la testa rasata e vestiva una camicia nera come la notte. Era composto nella postura e fiero nello sguardo, avanzò verso il bancone facendo rimbombare il suono degli stivali sul pavimento che Matteo aveva da poco lavato. Ordinò un Valdobbiadene, specificando di voler tutta la bottiglia e si sedette ad un tavolino al centro del bar. Stette lì tracannando bicchiere dopo bicchiere con riluttanza, come se non gli piacesse veramente quel prosecco. Matteo lo osservava di sottecchi, tra una mansione e l’altra. Aveva un’espressione severa in volto, molto seria ed era un omone grosso, incuteva quasi timore. Da lì a poco Antonio sarebbe tornato e avrebbe sicuramente tentato di interagire con il cliente come era suo solito fare, un po’ per morbosa curiosità di indagare su chi frequentava il bar, un po’ per trascorrere più velocemente il tempo. Matteo invece, che era un tipo silenzioso, si limitò ad osservare. Pochi minuti dopo, entrò nel bar un secondo cliente. Questo era vestito in maniera sciatta, aveva la barba incolta, i capelli lunghi ed ...
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