1. Per niky


    Data: 02/08/2021, Categorie: Etero Autore: FREEALL, Fonte: Annunci69

    ... una situazione nuova e accidentale, tanto che replico preoccupato: "La faccio qui?". "Sì!" mi rassicura lei, "tanto ha il pannolone. Faccia quello che si sente e poi verrò a pulirla!". "Farla a letto e poi farsi pulire?" penso io in confusione. È da quando avevo due anni che non mi succede, perché già all'asilo facevo da solo. Lei, come se intuisse i miei pensieri, si avvicina, sfiora la mia mano e il contatto con la sua pelle calda, in quell'ambiente tenuto volutamente a bassa temperatura, ravviva in me sensazioni che sembrano nuove, oserei dire inverosimili in quelle condizioni e, allo stesso tempo, familiari. "Non si preoccupi" mi dice con voce calma, "passerò più tardi a vedere!".
    
    Aspetto che si allontani, perché mi vergogno alla sola idea di evacuare a letto, figurarsi in sua presenza. Penso preoccupato ai vicini di letto, che però non riesco a scorgere, e comunque non ne avverto la vicinanza. Forse dormono tutti e allora, pazienza.
    
    Cerco di rilassarmi e di non pensare, mentre il mio corpo, quasi autonomamente, esplica le sue funzioni. Adesso mi sento meglio, decisamente meglio. Tutto intorno c'è silenzio e per un tempo lunghissimo mi sembra che non succeda niente.
    
    A un tratto, rieccola. Fa capolino sul mio letto e domanda: "Ha fatto?". Socchiudo gli occhi in cenno di assenso. "Torno tra un po'!" mi spiega, e si allontana con passo svelto. Cerco di sollevare la testa con l'idea di osservarla. La luce fioca e la lontananza dal letto non mi fanno vedere di più di ...
    ... tanto: una figura ben proporzionata, longilinea, credo della mia altezza, avvolta in un camice bianco che risalta le curve morbide e femminili del suo corpo; capelli castano chiaro che incorniciano un viso che però non riesco a vedere. "Non male!" è il commento elaborato all'istante dalla mia mente, anche se sorrido all'idea della vanità delle mie considerazioni, viste le condizioni in cui verso.
    
    Dopo qualche minuto ritorna spingendo un carrello, lo piazza vicino al letto e poi, con un ampio gesto del braccio tira la tenda che scorre sul fianco del letto, creando una specie di privacy che isola la mia postazione dal resto della stanza. La osservo curioso mentre toglie due guanti di lattice da una scatola e li infila su quelle sue mani flessuose, facendoli aderire in ogni punto. Armeggia poi con non so cosa e mi dice, senza guardarmi: "Adesso stia fermo, non cerchi di muoversi e lasci fare a me!". "Perché non mi posso muovere?" replico io, che invece sarei desideroso di assecondarla. "Perché, fino a quando domani non le faranno la risonanza magnetica che stabilirà l’entità delle lesioni, è meglio non rischiare" mi spiega allontanando il lenzuolo che mi copre. "Rischiare che cosa?" chiedo io come se non sapessi il baratro che potrebbe aspettarmi o, forse, per aggrapparmi a una flebile speranza che non sia vero quello che ho appreso dai discorsi al mio capezzale.
    
    "A causa delle possibili lesioni alle vertebre, rischia di diventare paraplegico, di perdere l’uso delle gambe, ...
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