1. Per niky


    Data: 02/08/2021, Categorie: Etero Autore: FREEALL, Fonte: Annunci69

    Premessa.
    
    Ho passato dei momenti malinconici e per alcuni mesi sono stato lontano dal sito. In questo frangente, le persone che ho conosciuto tramite A69, mi hanno dimostrato vicinanza e amicizia, al di là di ogni aspettativa se si considerano le finalità e i contenuti del sito. Ognuno, a modo loro, mi è stato d'aiuto. Per questo, ringrazio, con calore, gli amici per la loro squisita solidarietà. E ringrazio le amiche alle quali, considerato il particolare rapporto intercorso con loro, mi piacerebbe dedicare un racconto. Quello di seguito è uno di questi.
    
    DEDICATO A NIKY
    
    Maledetti snowboardisti, maleducati e indisciplinati. Un'imprecazione che si rincorre nel mio cervello, mentre intorpidito, cerco di capire dove sono. Poi, il sonno e una specie di malessere riprendono il sopravvento, ed io annaspo nella nebbia che invade la mia testa.
    
    A tratti affiora qualche ricordo che sembra farsi più nitido, per poi sparire di nuovo. Mi pare di ricordare una discesa fantastica nel bianco accecante della neve fresca, il sole e il cielo blu cobalto, l'aria pungente ed io che scivolo veloce e sicuro sulla pista, assaporando il gusto di tuffarmi nel tratto più ripido, prima dell'arrivo. Poi, d'improvviso, oltre il dosso, quel gruppetto di ragazzi con lo snowboard, sdraiati in mezzo alla pista, in un punto invisibile e pericoloso. Ricordo il tentativo disperato di evitarli, la perdita di controllo in una manovra impossibile, l'avvitamento del mio corpo e l'impatto con la ...
    ... neve dura del bordo pista, dieci o quindici metri più in basso. Poi, come un flash, lo sci che, sbattendo sul casco, mi porta via la visiera, ed io che volo verso le rocce.
    
    Ora il malessere si fa più nitido e cerco di aprire gli occhi.
    
    Guardo il soffitto della stanza, illuminato da una debole luce e cerco di girare la testa per vedere di più, ma non ci riesco. Un dolore acuto risveglia in me altri ricordi, vaghi, spezzati: il rumore del rotore di un elicottero, un freddo raggelante che invade il mio corpo a cominciare dalle gambe. Poi più niente.
    
    Riapro gli occhi e cerco di mettere a fuoco quello che mi pare essere il flacone per la flebo, sospeso sopra la mia testa. Si concretizza nella mia mente l'impressione di trovarmi in una stanza d'ospedale. Adesso ricordo il volto di Carla, riverso sul mio e le voci degli amici. Sì, ricordo che li sentivo distintamente, ma non potevo rispondere e non riuscivo a muovermi, né ad aprire gli occhi. "Non si sveglia ancora!" diceva lei con voce sommessa. "Per forza" replicava qualcuno "è in coma farmacologico!". "Speriamo non sia niente di grave!" commentava qualcun altro, e lei continuava: "E' presto per dirlo, ma spero di non riportarmelo a casa su una carrozzella!". Oltre al dolore e al malessere, quelle parole rimbombano nella mia mente provocando una cieca paura. Anzi, è proprio il terrore di aver perso la pienezza delle mie possibilità, di non tornare a fare quello che ho sempre fatto, che mi piace fare, che anima la mia ...
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