1. La scalatrice


    Data: 02/02/2018, Categorie: Etero Autore: Mr Gwyn, Fonte: EroticiRacconti

    La incrocio mentre scende dal rifugio Torre di Pisa, 2671 metri, è accaldata e non porta zaino, i suoi bastoncini carezzano la roccia, mentre i miei la picchettano, arrampicandomi sulle maniglie mentre calco la salita.
    
    Indossa una canottiera nera e dei pantacollant tecnici, il corpo è una mappa di tatuaggi che arrivano fino alle dita.
    
    Le offro dell’acqua, ci pensa solo un momento, poi accetta e quando fa per ridarmela le dico che può tenerla, ne ho ancora.
    
    Mi affianco a lei che non sembra infastidita e dove il sentiero non consente di tracciare delle parallele, procediamo in fila indiana.
    
    Percorrendo i quattro chilometri che ci separano dalla seggiovia per Obereggen, mi racconta che è fiorentina ma lavora a Catanzaro, che sono tre anni che intraprende il cammino di Santiago, ma che quest’anno non è potuta andarci e così ha deciso di venire qualche giorno in montagna.
    
    Lei c’è stata al rifugio e si è stremata per arrivarci ma i suoi occhi nocciola sono luminosi mentre me lo racconta, stanca ma felice.
    
    Salutiamo di tanto in tanto chi incontriamo sulla strada del ritorno, affaticati ma sereni, perché la vetta regala gioia mistica a chi giunge alla meta.
    
    Il sudore della montagna è pulito, non si fa in tempo ad avere la fronte bagnata che una leggera brezza l’asciuga, la guardo e mi chiedo se le sue areole sono chiare come la sua pelle.
    
    Il passo adesso è regolare, ricordo che mi aspetta solo discesa, riuscirò a rispettare le tempistiche per il ritorno, ...
    ... riconosco alcuni punti di riferimento, la stanchezza comincia a farsi sentire e la polenta e il formaggio mangiati alla Baita Feudo, sgomitano con lo strudel col quale ho terminato il pranzo.
    
    Dalla seggiovia le faccio notare i danni boschivi della tempesta del novembre del 2018, migliaia di alberi spazzati via dalle montagne, come fossero inutili stuzzicadenti, ora quei tronchi spezzati li segano, vendendoli come legname per strumenti musicali.
    
    I piedi sospesi nell’aria mi fanno ricordare che soffro un po’ di vertigini, ma con lei accanto mi distraggo facilmente.
    
    Quando arriviamo abbiamo entrambi sete, le propongo una birra, accetta con la stessa punta d’imbarazzo con la quale ha preso l’acqua, non le chiedo come si chiama non mi sembra importante in questo momento, prendiamo una weissbier ghiacciata, 0,40 cl di frumento color oro opaco che sorseggiamo mentre mi racconta che ha 32 anni e una vita piuttosto piena.
    
    Il suo corpo, l’abbigliamento, mi hanno dato fin da subito una sensazione di libertà, autonomia, ma non sbandierata, solo vissuta.
    
    Siamo entrambi stanchi, abbiamo bisogno di una doccia, i nostri alberghi distano una decina di chilometri l’uno dall’altro, ci diamo appuntamento tra qualche ora.
    
    Arrivo verso le 21,30, il sole è tramontato mentre il suo riverbero è sdraiato sul filo dell’orizzonte, la cerco sulla terrazza del bar che costeggia la hall dell’albergo, sta fumando una sigaretta artigianale, mi siedo accanto a lei su una poltroncina per due in ...
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