1. Nuocere alla salute altrui


    Data: 17/06/2021, Categorie: Autoerotismo Etero Autore: Deb, Fonte: RaccontiMilu

    “Tu sei come il Mc Donalds, la coca, le sigarette: sei terribilmente buona, nuoci alla salute e crei dipendenza”. Il messaggio che Massimo mi ha mandato stamattina è probabilmente il più bello che abbia mai ricevuto. Mi descrive alla perfezione: come sono, come sembro, come voglio essere. Indipendente, stronza, irresistibile. Sono fatta così. Massimo, povero, lo sto facendo diventare matto. Lo conosco da pochi giorni, fa parte del gruppetto allargato che frequento in questi prime settimane di università. E’ interessante, ma non sarà mai uno di cui mi innamorerò; detto questo, è esteticamente gradevole, moderatamente colto, e ha difetti tollerabili per un’amicizia. Una trombamicizia. Venerdì scorso ci siamo visti per un aperitivo dopo la palestra: abbiamo chiacchierato come due persone che sono all’appuntamento. A un certo punto l’ho baciato. Non so perché, e ci siamo baciati per un minuto buono. Poi, come se niente fosse, abbiamo ripreso a fumare sigarette, a parlare, e a bere il nostro Spritz Aperol (che qui a Milano costa come un coktail, assurdo). Vabbè. Salutandoci gli ho detto: “Magari diventiamo trombamici”, sorridendo maliziosamente. Lui però pensava scherzassi. Il giorno dopo, e anche domenica, mi ha tempestato di messaggi, a cui non ho risposto: non mi va di essere messa sotto pressione, odio star lì a dover rispondere perché come obbligata. Domenica sera gli ho scritto (senza nessuna scusa per i mex a cui non avevo risposto): “Ci vediamo domani?”. E così ieri ci ...
    ... siamo visti. Io avevo qualcosina in testa. Non che sia in astinenza eh, chiariamoci, i weekend sono fatti apposta per noi studenti universitari. Ma quella di venerdì per me non era una battuta. Così mi sono preparata come per un appuntamento di quelli che sai già come va a finire. Truccata ma non troppo; una maximaglia con leggera scollatura asimmetrica, dei leggings a tre quarti e gli stivaletti con il tacco. Accessori: la borsa e la cintura di Guess coordinate, una pashmina colorata ma non circense. Un po’ di lucidalabbra. Sotto push up d’ordinanza e perizoma dello nero e rosa dello stesso completino. Quando ci siamo visti (strategicamente in un bar vicino a casa mia), lui era impacciato. Si sentiva forse in colpa per i messaggi dei giorni prima, chissà. O forse perché parlavo di ragazzi. Così ho incominciato a stuzzicarlo come solo io so fare: voce impostata, ricerca del contatto fisico, chiari inviti a sfiorarmi le gambe, addirittura un: “Ti piace il mio culo?” detto da seduta, in maniera da dovermi alzare e girarmi per mostrarglielo bene. Al secondo Mojito (con un bacio leggero in mezzo), gli ho detto che abitavo a due passi e che non mi andava di far pipì in quel postaccio, che sarei salita e poi magari andavamo da qualche altra parte. Gli ho detto se gli andava di venire su da me. Ci siamo accomodati sul divano a farci un po’ di coccole, un massaggio, un bacio rubato. Ma niente di così hot. Così sono tornata in bagno, con la scusa di dover far pipì di nuovo. E invece sono ...
«123»