1. Ferrovie dello stato


    Data: 31/01/2018, Categorie: Autoerotismo Etero Sensazioni Autore: Hawthorne, Fonte: RaccontiMilu

    Sono un pendolare, e la cosa in sè non è così straordinaria. Sono curioso, paziente e posso dire che a tutti gli effetti mi piace viaggiare in treno, mi piace viaggiarci spesso. E questa, forse, è una cosa già più straordinaria.
    
    Fatto sta che quel giovedì sera, come tutti i giovedì sera, mi aspettava il solito regionale per Genova. Ma complice il traffico e soprattutto una collega ammiccante che, se corteggiata, prometteva scintille, il treno non aspettò me e il mio ritardo. Arrivai pochi minuti dopo l’orario di partenza, sufficienti a lasciarmi con un palmo di naso sul binario: avevo perso il treno, il prossimo era un Eurostar e la stazione era quasi deserta.
    
    Bighellonai tra la sala d’attesa, la biglietteria a un bar in chiusura dove incrociai un paio di prostitute in cerca di clienti: le stazioni, da sempre, sono luoghi pittoreschi. Finalmente la voce annunciò l’Eurostar e fu con un certo entusiasmo che scoprii di convidere il posto con una ragazza piuttosto intrigante, in una carrozza deserta. La salutai con un cenno del capo e lei rispose con un sorriso tutto fossette. Mi sedetti e socchiusi gli occhi: adoravo fingere di dormire, mi piaceva l’idea di rubare attimi di intimità, soprattutto alle belle ragazze.
    
    Quella davanti a me doveva essere alta intorno al metro e settanta, forse qualcosa in meno. I capelli raccolti,castano chiaro, le ricadevano a piccoli ciuffi sulle spalle nude e un paio di occhiali dal telaio nero, insieme al piercing sul labbro ...
    ... sinistro, facevano del suo volto la perfetta icona di un porno amatoriale. Approfittando di un sussulto del treno scesi con lo sguardo, gli occhi sempre a mezz’asta: aveva un top bianco che lasciava intravedere le spalline nere del reggiseno. Un lembo di pancia scoperta, non un ventre piatto ma leggermente arrotondato, e con un neo delizioso accanto all’ombelico, univa il top a una gonna bassa, larga e in stile Hair, perfetto musical anni settanta. Non vedevo cosa indossava ai piedi ma la carnagione lattea già mi aveva conquistato.
    
    La osservai ancora un po’ cullandomi nel ricordo delle sue fossette, dipintesi sulle guance quando mi aveva sorriso, e mi appisolai, questa volta sul serio.
    
    Non so per quanto tempo dormii ma, abituato alla mia strategia di guardone ferroviario, non mi mossi e aprii piano gli occhi: ci mancò poco che scivolassi dal seggiolino!
    
    Volevo studiare bene la scena, prima di decidere cosa fare. La ragazza aveva il capo inclinato a destra e gli occhi chiusi. Gli occhiali leggermente sconnessi come dopo una corsa e il viso rosso, porpora, come dopo una scopata. Alcuni ciuffi di capelli ribelli le ricadevano sulla fronte, madida di sudore. La bocca semiaperta era tormentata da piccoli morsi sulle labbra, addolciti dalla lingua che a intervalli regolari le leccava in un modo voluttuoso. Le dita della mano destra stavano strizzando con forza un capezzolo che sporgeva dal top (il reggiseno era misteriosamente sparito, mi parve) mentre l’altro, per il momento ...
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