1. L’ora tarda


    Data: 30/05/2021, Categorie: Etero Incesti Autore: troy2, Fonte: RaccontiMilu

    Erano stati 40 anni di amore. Quello che si dice un matrimonio riuscito, nonostante i 18 anni di differenza di età. Lo avevo conosciuto all’università: il mio primo esame. Lui di là, a spiegare i tanti perché e le tante formule, io di qua a prendere appunti. Sei mesi di corso e poi l’esame: l’unico sentimento che provavo nei suoi confronti era paura, anzi angoscia. Aveva solo 37 anni, ma era già un luminare: qualcuno diceva che sarebbe arrivato al Nobel con le sue ricerche!
    
    ‘Signorina, come prima cosa le chiedo di smettere di tremare e di avere quello sguardo allucinato! Non sarò un Adone, ma finora non ho mangiato nessuno. Facciamo così: ci prendiamo 5 minuti 5, ci facciamo portare un caff&egrave e poi riprendiamo!’ mi lasciai sfuggire un sorriso.
    
    Superai l’esame brillantemente, ma i nostri occhi non riuscirono a lasciarsi più: fui io a cercarlo, non ricordo più con quale scusa, ma ricordo che lui mi invitò a parlarne davanti ad una birra e, siccome il discorso si fece lungo, ci facemmo portare anche una pizza.
    
    La cosa più difficile fu dirlo ai miei, per la differenza d’età.
    
    Mi laureai col massimo dei voti: mi piaceva la materia, ma ancor più non volevo far fare brutta figura a lui.
    
    Non lavorai un solo giorno.
    
    O meglio: lavorai sempre per lui, accompagnandolo ai convegni in tutte le parti del mondo, anche dopo la nascita dei nostri due figli.
    
    Poi i figli crebbero, costruirono la loro vita lontano dall’Italia, tanto lontano e, otto mesi fa, anche lui ...
    ... ha deciso di andare via, di notte, in silenzio. Al mattino al mio fianco c’era il suo corpo, ma lui non più!
    
    Mi aveva lasciata! Ricca sfondata, ma sola a sessantadue anni.
    
    Non avevo preoccupazioni di sorta: avrei potuto prendere della servitù, ma mi sentivo ancora giovane e volevo vivere. Mi imposi, quindi, di ricominciare ad uscire. Per una alla mia età, cosa meglio del fare la spesa? Certo: avevo anche altri interessi, ma scelsi di fare la mia piccola spesa tutti i giorni, senza accumulare provviste.
    
    All’ingresso, Franck mi dava il suo buongiorno tutte le mattine. Lui non chiedeva l’elemosina: la accettava se tu gliela proponevi, in silenzio, a testa bassa, ringraziava con un sorriso.
    
    Un giorno, tre mesi fa, mentre mi aggiravo tra i banche dell’ortofrutta, sentì un dolore lancinante al petto. Poi ricordo solo il buio, fino al bianco latte dell’ospedale in cui mi ero risvegliata, con indosso solo il camicione della UTIC, entrambe le braccia occupate da aghi e braccioli vari, il saturi metro al dito e il terribile cicalio delle macchine intorno a me.
    
    ‘Bentornata nel mondo dei vivi, dottoressa!’ fu il saluto del medico che mi si avvicinò. ‘Si ricordi di ringraziare il moretto del supermercato: senza di lui ed il suo massaggio cardiaco il nostro intervento sarebbe stato inutile.’
    
    Me ne ricordai appena uscita dall’ospedale.
    
    Mi venne incontro:
    
    ‘Signora, &egrave bello rivederla!’
    
    ‘Pare che sia merito tuo!’
    
    ‘Ho fatto solo quel che potevo!’
    
    La spesa ...
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