1. La Scema 5- Vertigini (Finali)


    Data: 18/09/2017, Categorie: pulp, Autore: senzaidentità, Fonte: EroticiRacconti

    “Chi è stato dimmi? Chi è stato?"
    
    Così era scoppiata la signora alle parole irripetibili di Marta che per risposta fece il nome tempo innanzi detto a me.
    
    Per compassione? No.
    
    Era tentazione di farmi ancora i fatti suoi quella che mi aveva condotto dritto in quella casa con la scusa di restituirle la sciarpa.
    
    Sua madre aprì quasi senza vedermi e forse non mi vedeva sul serio, accecata dalla frustrazione.
    
    “Ma che cazzo ci faccio io ora con te?- Marta non aprì bocca- Come hai fatto a berla? Dio figlia mia come sei ingenua! Da chi mi lamento io adesso?”
    
    La signora corse da un lato all'altro della sala, accese una sigaretta, tentò di lavar via il senso d'impotenza ed il sudore freddo che le imperlava l'aristocratica fronte sciacquandosi il volto con il sapone che fino a un attimo prima aveva usato per le stoviglie.
    
    Un viso fine e contratto in un composto dolore, ornato da occhi scuri e svegli troppo diverso dalla faccia sprovveduta della figlia.
    
    Pareva dimentica di noi.
    
    “Se vado dai carabinieri giusto adesso per prima cosa mi chiederanno…. Lei è? E di che si lamenta? D'accordo… Quindi chi le ha fatto il torto? Ed io che risposta darò? Nessuno?!”
    
    Gridò rivolta a Marta.
    
    Non mi scostai nemmeno, la sua voce all'estremo del volume colpì entrambi.
    
    I secondi avvenire gonfiarono d'angoscia il salone vuoto e caldo, eravamo tre spettri in una presenza al sapore d'assenza. La luce tremante delle candele accese in occasione del black out inondava le ...
    ... pareti ed il sofà scarlatto. Ad angolo, rannicchiato.
    
    Un’umidità trasudò dalla pelle di Marta creando sottilissime e limpide righe sulle guance.
    
    Sarebbe potuta uscire in quel momento anche dai miei occhi una sorgente di commozione, se solo non fossimo stati davanti a sua madre.
    
    Mi venne l'orticaria alla sua presenza. Le mille sfaccettature azzurre di un anellino al dito della signora mandavano bagliori di cattiveria investite dalle fiamme danzanti delle candele, rimbalzavano sui fiori blu del foulard che giravo e rigiravo attorno al polso preda dell'imbarazzo. Non potevo star più nel loro stesso spazio, l’arredo che mi aveva annoiato appena entrato adesso era più odioso che mai.
    
    L'espressione della signora non mi permise di uscire però. Temevo che sarebbe stata in grado in quel raptus collerico di pigliare le candele e incendiarci tutta casa chiudendoci dentro Marta e la sua sciarpa.
    
    ***
    
    Il giorno della prova scritta d'italiano Marta evitò qualunque contatto umano, consegnò il suo tema anticipando ogni altro ma non lasciò l'edificio scolastico.
    
    Il professor Roberti sussurrava al commissario esterno il suo dispiacere e la sua indignazione, raccontando a voce sempre più bassa di come la signora madre della sfortunata ragazza aveva bussato allo studio di ogni medico della zona adatto alla questione e di come s'era vista sbattere fino all'ultima porta in faccia a causa del termine trascorso dei tre mesi.
    
    Marta poco lontano da lui affondava la fronte nella ...
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