1. Il mio signore non fa mai regali.


    Data: 17/04/2021, Categorie: Etero Autore: DonnaCamaleonte, Fonte: RaccontiMilu

    Ti ho visto arrivare da lontano: quel passo sicuro, lo sguardo fiero che punta sempre avanti a te. Difficilmente hai le mani in tasca: mi sembra quasi che tu voglia toccare il mondo prima ancora che il mondo ti sfiori: vuoi essere padrone della situazione, padrone di quello che ti circonda. Padrone di me. Scendi le scale che ti portano all’entrata della mia casa che indossi gli occhiali da sole: posso immaginare, anche dalla mia posizione, su cosa ti poserai non appena mi guarderai.
    
    Ti attendo così, in ginocchio, le gambe divaricate. Totalmente nuda davanti all’uscio: &egrave così che vuoi che ti attenda, lo sguardo basso in atteggiamento remissivo, il collare al collo. Spalanchi la porta: vuoi che l’aria pungente di inizio novembre mi colpisca completamente e mi avvolga, come quel desiderio che so, stai respirando. Chiudi la porta e avvicini la tua mano alla mia bocca. La mia lingua ne percorre il profilo, le mie labbra l’avvolgono con golosa voracità. Non oso alzare lo sguardo, posso solo immaginare come tu sia vestito. L’altra mano, fredda dell’autunno ormai inoltrato, si posa sulla mia schiena e mi provoca un lungo brivido. Non so dire se sia l’eccitazione del momento, l’effetto che la tua presenza, mio signore, ha su di me, o lo sbalzo di temperatura, ma tutto il mio corpo &egrave percorso da un fremito profondo. La mia bocca &egrave ancora sulla tua mano destra’ Ora vuoi che riservi lo stesso trattamento anche alla sinistra ed anche lei &egrave presto dentro di ...
    ... me. Con calma, oggi non abbiamo fretta. Hai un buon sapore, devi avere lavato le mani prima di uscire di casa. O prima di arrivare da me, non so dove fossi prima di varcare la mia soglia. Sono baci lenti e profondi quelli che ti dedico, morsi leggeri e audaci quelli che ti riservo. Sento che mi stai guardando e che, forse, stai sorridendo. Fai un passo indietro e mi chiedi di alzarmi in piedi. Non porto tacchi, oggi: sono di fronte a te e percepisco tutto il mio corpo, in ogni fibra del suo essere. Ecco cosa i tuoi occhi sono capaci di farmi, ecco perché non sono in grado di opporre resistenza. Vuoi che ti guardi mentre ti togli gli occhiali, mentre sfili via la giacca e rimani solo con la camicia: quella bianca, che sai mi fa impazzire. Disegni il contorno delle mie spalle con le dita, correndo lungo il petto e poi sul mio capezzolo. E’ il tuo modo di salutarmi, di darmi il benvenuto nel tuo mondo. Lo stringi, torcendolo ed ogni volta, per me, &egrave come se fosse la prima volta. Alzo la testa, perché non mi abituerò mai a questo trattamento. E tu mi ripeti, con voce tagliente, ‘devi imparare a stare ferma. Te l’ho già detto’. Così mi prendi per i capelli e mi costringi a inginocchiarmi. Afferri il collare che indosso e mi conduci in sala. Le luci sono spente, e tu accendi quella sul tavolo. Vuoi che veda tutto, ma allo stesso tempo non vuoi che i nostri occhi siano distratti da una luce troppo invadente. Ti accomodi sul mio divano e rimani in attesa. Io sono davanti a te, ...
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