1. Avventura di un pendolare


    Data: 16/04/2021, Categorie: Etero Autore: suve, Fonte: RaccontiMilu

    Ero solito usare l’autobus per andare e tornare dal lavoro. Una mezz’ora, poco più, in cui mi pigiavo come una sardina, al mattino insieme agli studenti, la sera insieme ai pendolari come me.
    
    Impiegavo quella mezz’ora lasciando vagare la mente, lasciando che i pensieri si formassero in maniera autonoma, imprevisti ed improvvisi.
    
    Quella mattina i miei pensieri erano rivolti a tre ragazze che erano salite insieme a me alla fermata. Le vedevo spesso ma mai si erano abbigliate come quel giorno. Tutte e tre con una gonnellina corta, da scolaretta, una camicetta bianca un po’ attillata che faceva intravvedere le forme non più acerbe. Ridevano e scherzavano tra di loro e avevo avuto modo di rimirare per bene le loro cosce sode e nervose.
    
    Sull’autobus trovai posto a poco più di un metro da loro, aggrappato al tubo cercavo di evitare di cadere come potevo. Davanti a me, di tre quarti, alla fermata successiva trovò posto una signora mora che non avevo mai visto prima. Man mano che l’autobus si riempiva lo spazio si restringeva ed eravamo ormai a contatto. Il mio sguardo era calamitato da una delle tre ragazze, bionda, abbastanza alta, con una coda che le arrivava a metà schiena. Portava lo zaino a spalla ed il suo peso aveva fatto sì che la scollatura si aprisse tanto che vedevo benissimo come non portasse il reggiseno.
    
    Mi ritrovai eccitato, la vista di quel giovane capezzolo, inturgidito dal contatto con la stoffa, mi fece venire un’erezione che, con un certo ...
    ... imbarazzo, mi accorsi avere poggiata sul fianco della signora mora. Non avevo modo di aggiustarla nei calzoni poiché con una mano mi reggevo e con l’altra sostenevo la valigetta. Cercai di incurvarmi per aumentare la distanza tra me e la signora, immaginando che il bozzo, grazie ai pantaloni larghi che avevo, fosse ben visibile e ringraziando Iddio per la calca che lo nascondeva tra i corpi.
    
    La signora mi stava guardando, con un sorriso indefinito sulle labbra. Arrossii, sicuro che si fosse accorta del mio imbarazzo. Era una bella donna, curata, forse sui 35 anni, alta quasi quanto me. Si girò verso di me, la testa poco distante dalla mia e la sentii sussurrare:
    
    ‘Ma non ti vergogni? Potrebbe essere tua figlia’
    
    Mi sentii arrossire ancora di più e cercavo un qualcosa da dire per togliermi dalla situazione quando sentii una mano, la sua, sopra la mia patta a stringermi il cazzo.
    
    La sorpresa quasi mi strappò un grido. Lei sorrideva ancora e con la mano si muoveva piano, aprendola e chiudendola, massaggiandomi dolcemente.
    
    Avevo sentito di storie del genere ma mai avevo pensato che potesse capitare a me.
    
    Ondeggiavo tra l’imbarazzo del poter essere scoperto, in un bus dove bene o male ci si conosceva tutti o quasi di vista, e il piacere sottile che quella mano mi stava regalando. Il bus andava e le fermate scorrevano, si avvicinava sempre più la mia e la mora continuava il suo massaggio, senza cambiare ritmo, sempre con la stessa energia, ogni tanto si fermava sentendomi ...
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