1. Vergini e Carnefici


    Data: 09/04/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Etero Autore: PandoraNin, Fonte: RaccontiMilu

    Mi ritrovavo seduta su una superficie dura, fredda. Ero terrorizzata. Chiunque fosse stato a rapirmi nel sonno mi aveva trascinata con la forza fuori dalla mia camera e legata ai polsi e alle caviglie con corde così robuste e ruvide che mi segnavano la pelle ad ogni movimento.
    
    A niente erano servite le mie urla di disperazione, il mio lottare fino a farmi male tentando invano di liberarmi. I miei genitori, o meglio quelle persone che fino a poco tempo fa reputavo tali, non avevano mosso un muscolo in mio aiuto, lasciando che venissi portata via sotto ai loro occhi.
    
    Mi chiamo Anna, avevo 18 anni, e in quel momento tutto ciò in cui prima credevo, non aveva più senso. Ero stata abbandonata da tutto e tutti e mi ritrovavo nelle mani di sconosciuti. Inerme. Sapevo di essere su un camion, anche se i miei occhi erano bendati, e ogni volta che veniva incontrata una buca, sobbalzavo e ricadevo accasciandomi sul pavimento. Non avevo più forze, ero stata picchiata e denudata senza riuscire ad oppormi, e adesso l’unico sentimento che mi bruciava dentro era inconfondibile, la rabbia. Rabbia verso i vermi che mi avevano venduta, rabbia per l’incapacità di fare qualcosa. Era il tempo della Seconda Guerra Mondiale, ed ero stata scambiata per soldi con cui quei bastardi avrebbero potuto tirare avanti senza di me, un peso, una bocca da sfamare in meno. Dovevano averli pagati bene, pensai con amarezza.
    
    Ad un tratto il camion si fermò e dopo qualche istante una voce mi disse di ...
    ... alzarmi, seguita da un calcio sferrato sulla mia coscia. Venni sollevata e mi fu tolta la benda dagli occhi. Era buio fuori, faceva freddo e il misero straccio che avevo addosso bastava appena a coprire le mie cosce. Il ragazzo vestito da militare che era lì con me mi sollevò di peso e mi costrinse a scendere dal camion. Ero così esausta che svenni, seminuda, fra le loro mani.
    
    Mi risvegliai in una camera con un letto, qualche mobile e due sedie. Tutto molto austero, asettico, freddo.
    
    Improvvisamente si aprì la porta ed entrò un uomo possente, alto e dalla figura autoritaria, anch’egli in divisa. Aveva i capelli brizzolati, sulla quarantina, occhi color ghiaccio. Si avvicinò a me e si sedette ai piedi del letto. Tremavo come una foglia.
    
    Mi ordinò di stendermi. Avevo così paura che obbedii immediatamente, sdraiandomi.
    
    -Se sarai così intelligente da collaborare, non ti sarà fatto alcun male- mi intimò. Quelle parole erano taglienti come lame. -Sei qui per un compito, e dovrai portarlo a termine-. Ancora non sapevo di cosa stesse parlando, ero spaesata e traumatizzata da tutto ciò che mi stava accadendo. Non potevo crederci, non poteva essere vero.
    
    Sentii la sua mano sulla mia gamba e subito l’istinto fu quella di ritrarla. Non l’avessi mai fatto. Mi strinse la caviglia dove ancora avevo i tagli procurati dalle corde, provocandomi un dolore insopportabile. Delle lacrime mi scesero sulle guance, un misto di dolore e paura.
    
    -Vedi cara, te l’avevo detto. Se sarai docile e ...
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