1. Giuly


    Data: 25/03/2021, Categorie: Lesbo Autore: laura m., Fonte: EroticiRacconti

    ... Giuly tornò a scuola dopo due settimane. Intanto lo svolgimento dei programmi era andato avanti con una certa sollecitudine e lei, trovandosi in forte ritardo, mi chiese aiuto. «Se hai la possibilità di restare nel pomeriggio, posso farti un po’ di ripetizione, così ti metti in pari …». Non mi rispose subito, ma dopo qualche giorno mi avvicinò prima di entrare in classe. «Accetto il suo invito … potrei venire uno dei pomeriggi seguenti?». Feci un po’ di conti mentalmente e le risposi che sarebbe potuta venire il martedì successivo, dato che, uscendo alle 11, avrei avuto tutto il tempo per fare eventualmente qualche servizio. «Vieni appena uscita da scuola, non voglio che tu resti a bighellonare per le strade», le dissi. «Ma devo pure fare uno spuntino …». Le risposi che avrebbe pranzato con me; lei abbozzò un rifiuto, ma poi guardandomi negli occhi rispose: «Va bene … a martedì pomeriggio». Era venerdì, ancora tre giorni e mezzo di attesa …
    
    Il martedì successivo, dopo le lezioni, sbrigai alcune faccende e poi corsi a casa. Preparare il pranzo non era difficile, avevo un po’ di pesto con cui condire due piatti di trenette e poi avrei preparato un paio di scaloppine con il marsala secco. Persi un poco di tempo invece nel rivestirmi per l’occorrenza. Da un cassetto tirai fuori le mutandine nere col pizzo e il reggiseno nero a balconcino. Tolsi il collant e misi le calze autoreggenti, evitando il body e la canotta. Una maglietta leggera e una gonna aderente completarono il ...
    ... mio abbigliamento. Mi guardai allo specchio e mi trovai sufficientemente seducente, almeno per un ragazzo o per un uomo certamente lo ero, chissà per una ragazza.
    
    Arrivò alle 13.35. La feci accomodare, poi le chiesi se aveva bisogno di andare in bagno. Io avevo già apparecchiato e l’aspettavo in cucina. La feci sedere di fronte a me e cercai di toglierla da quella situazione di imbarazzo e di timidezza in cui mi sembrava si trovasse. Ma dopo cinque minuti era già a suo agio. Mangiava con appetito e chiacchierava: mi ringraziava non solo per l’ospitalità ma anche per il lavoro cui mi costringeva. Io mi schernivo e mi difendevo dicendo di aver aiutato sempre quegli studenti che avessero mostrato interesse e buona voglia. E lei l’interesse l’aveva. Preso il caffè, andammo nello studio dove lei si mise a perlustrare la libreria. «Quanti libri! Quanti sono?». «Più di tremila». «Li ha letti tutti?». Le spiegai che molti di quei libri non erano romanzi, ma saggi, monografie che non era necessario aver letto, perché si tengono solo per consultazione o per leggere quei capitoli che più interessano. «Comunque, ne ho letti almeno una metà interamente; il resto li ho consultati, sfogliati, leggiucchiati qua e là. Se mi serve qualche informazione, so dove cercarla». Poi lei si avvicinò al finestrone che dava sulla campagna. «E’ bello qui, c’è un bella vista. A casa mia al massimo vedo la casa di fronte …». Mi avvicinai e le circondai le spalle: «Sì, è bello … quando sono stanca del ...
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