1. Neanche uno è migliore di te


    Data: 22/03/2021, Categorie: Sensazioni Trans Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... simpatico. Nel giro di poche settimane mi tirò inaspettatamente fuori dalle secche ritenendosi in definitiva soddisfatto di me e orgoglioso di se stesso. Entrambi eravamo entrati apertamente in confidenza, poiché mi parlava con i suoi occhi che puntavano dritti ai miei, sapeva parlarmi anche di cose dissimili al di là dei soliti libri, mi salutava con un bacetto sulle guance e una carezza e una volta mi sfiorò forse all’inizio non facendolo apposta, poi mi toccò intenzionalmente il petto, sottolineo che fu molto dolce perché era imbarazzato come non mai:
    
    ‘Scusa, posso?’ – mi chiese e ricevuto un lampante assenso in modo sorridente palpò la mia morbidezza, tastò il capezzolo che scattava sull’attenti sotto il tocco delle sue dita delicate.
    
    Non durò a lungo però fu molto intenso, io rimasi in silenzio con gli occhi bassi, lui ebbe come una scossa nel vedermi sussultare, forse fu quello il momento in cui capì, certamente fu quello l’istante in cui afferrai pure io quel sottinteso concetto. Pancrazio rimase un attimo sovrappensiero, poi con una chiarezza dolcissima e disarmante mi rivolse una domanda terribile:
    
    ‘Dimmi, mi spieghi però com’&egrave che tu hai le zizze?’.
    
    Ebbene sì, avevo le ‘zizze’, o meglio le tette appena un accenno, una roba minuscola, però non ero una femmina, perlomeno non all’anagrafe, non nel sesso biologico. Mi sentivo questo sì, in gran parte ne avevo le sembianze, perché era in effetti quest’ultima questione la seconda causa d’acuta e di ...
    ... profonda sofferenza che sentivo dentro di me. Parlarmi dentro e comunicare con me ‘al femminile’, chiamarmi però solamente con me stessa Bettina e non poterlo fare con nessun altro, sentirmi antipatica, confusionaria, distratta, innamorata, sbadata, sola e non poter confidarmi con nessuno. Dovevo dirmi soltanto sbadato, distratto, soprappensiero eccetera, per il fatto che non reggevo quella che m’appariva sempre di più come una farsa. Portavo i capelli lunghi, li pettinavo in maniera intenzionalmente femminile, ogni tanto mi facevo la coda, però vista da dietro ero proprio una ragazza, ciononostante osservandomi pure dal davanti si doveva perdere qualche attimo per capire: avevo gli occhi profondi e chiari come la mia carnagione, il viso fine, glabro e gentile, la voce delicata in un corpo notevolmente morbido e generoso nei punti giusti per una ragazza. In verità non m’opponevo alla mia prorompente femminilità, eppure dovevo fingere facendo credere di possedere un’inconsistente virilità. Non avevo altre scelte, sebbene lo spartiacque erano quelle minuscole boccette che si chiamano in dialetto ‘zizze’, tuttavia la parola in sé mi piaceva più di tette:
    
    ‘Hai le zizze, hai le zizze’ – mi canzonavano schermendomi sin da piccolo.
    
    In molti intenzionalmente me le sfioravano, me le toccavano volontariamente fingendo di scherzare. Era sempre successo e il più delle volte m’infastidivo. Ai ragazzi piaceva e anche a me deliziava quel contatto, in quella contingenza avevo capito così la ...
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