1. La prima volta in cui mi portasti a casa


    Data: 21/03/2021, Categorie: Masturbazione Autore: Aletheia, Fonte: EroticiRacconti

    Aveva visto nuvole senza confini avvolgere le montagne in lontananza, una sciarpa evanescente dotata di vita propria.
    
    Aveva sentito il mosaico di foglie marroni e gialle appesantite dalla pioggia, lamentarsi in densa disapprovazione sotto i piedi.
    
    Il freddo le era entrato nelle ossa: la distanza da ciò che amava le aveva stampato un bacio in fronte e aveva accolto il gelo nel cuore, come si fa con un vecchio amico.
    
    Aveva tenuto per mano i suoi demoni e tutti insieme ci eravamo riempiti gli occhi di verde e natura: mi piace immaginare che anche loro amassero le cose belle, come quel cappuccino caldo nella tazzina dorata, in quell'improbabile rifugio nel folto del bosco, il tronco cavo pieno d'edera e gioielli da cui avevo raccolto l'anello che pensavo di darle, i funghi cresciuti in quel cerchio in cui lei avrebbe voluto - ma io le avevo impedito - di entrare, la ragnatela ghiacciata che pendeva dal cespuglio...
    
    Dopotutto, pur essendo demoni, erano comunque fatti di lei.
    
    Era tornata a casa e, senza saperlo, mi aveva portato con sé.
    
    Indossata una camicia da notte, aveva deciso di accoccolarsi sotto le coperte, tirandosele fin sopra la testa.
    
    Tremava al contatto con le lenzuola, ma non c'era voluto molto per iniziare a godere del suo stesso tepore crescente: la pelle si scaldava, in quello stato a metà tra la distensione e il fastidio, quando sembra che le dita e la pelle brucino.
    
    Pur essendo nudo io non sentivo mai freddo, ma mi coricai comunque con ...
    ... lei.
    
    Il sonno aveva poi dato il suo contributo.
    
    Aveva chiuso gli occhi ed io la guardavo respirare profondamente: tanto in fondo doveva strisciare l'aria, per raggiungerla al di là dei sogni?
    
    Mi avvicinai un poco, il mio respiro le solleticava la pelle: il volto sereno, le guance rilassate, le labbra socchiuse e luccicanti di saliva, i capelli raccolti in una treccia che teneva in una mano.
    
    Doveva essere solo un attimo, ma si era svegliata dopo due ore: rabbrividiva, le coperte tutte spostate di lato, la camicia da notte alzata sopra la vita.
    
    Mi ero incantato a guardarla mentre le sue guance si coloravano, i suoi respiri si tramutavano in deboli gemiti e le mutandine s'inumidivano sotto il tocco leggero dei miei polpastrelli.
    
    All'inizio non pensavo di svegliarla, ma mentre mi leccavo le dita per assaggiare il suo sapore filtrato dal cotone, ho inavvertitamente espresso un desiderio e lei aveva aperto gli occhi.
    
    Si era guardata le gambe nude e lessi in lei, in un attimo, incredulità e comprensione insieme.
    
    La sua mano destra, come un segugio perfettamente addestrato, le aveva portato le risposte che cercava: nel calore della sua intimità era bagnata, tanto che persino il letto sotto si lei recava traccia del sogno che l'aveva fatta eccitare, ma di cui purtroppo non aveva memoria.
    
    Si doveva essere mossa - si disse - al punto da scoprirsi tutta; doveva aver divaricato appena le gambe e probabilmente essersi strofinata sulla stoffa degli slip.
    
    Avrei ...
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