1. Storia dei giorni nostri


    Data: 21/01/2018, Categorie: Incesti Trans Autore: Doctorm, Fonte: RaccontiMilu

    Premetto che è un racconto ispirato (quindi non accaduto) e approvato da una mia “fan” visto che è lei la protagonista.
    
    Alla soglia dei trent’anni sono riuscita a reimmettermi nel mondo del lavoro, con tanta volontà e anche una lieve botta de culo (che ci vuole comunque al giorno d’oggi), iniziando così ad uscire da un tunnel di mesi rimasta a casa senza poter rendermi utile.
    
    Fondamentalmente lavoro in ufficio e non sono una di quelle tipe che ti fanno girare la testa quando sei in giro, ma sono il classico tipo che può piacere, e molto, e può divertirsi come far divertire: sono alta più o meno un metro e sessanta ho un pochino di pancetta e fianchi larghi, le classiche maniglie dell’amore, una terza che non è sodissima ma che è piacevole al tatto, o almeno così mi hanno sempre detto anche se al momento sono sola, ma non è un problema anche perché se proprio sento un bisogno fisico ricorro alla masturbazione senza nessun tipo di pregiudizio precostituito.
    
    Vicino al posto dove lavoro vi è un parco e nella pausa pranzo, che dura generalmente un’oretta e mezza, quando è bel tempo vado li a mangiare a stendermi prendendomi un pochino di sole, oltre a leggere o scrivere qualche riga o qualche pensiero.
    
    Con l’avvicinarsi della bella stagione le persone che seguivano il mio esempio iniziarono ad essere sempre di più. Tra queste c’era una ragazza probabilmente originaria del Sud Italia, alta mora e con un seno sicuramente di una taglia più grande del mio, e sodo come il ...
    ... marmo, che si fermava a mangiare e a sentire la musica. Spesso smettevo di legge perché mi soffermavo a notare le sue forme, non attirata più che altro invidiosa di quel seno e di quel ventre che era sicuramente più piatto del mio.
    
    Lunedì scorso la vidi arrivare con la sua borsa a tracolla, indizio che probabilmente è una studentessa universitaria, posarla sul prato e iniziare a rovistare dentro, imprecando tra se e se; si ferma un istante e inizia a tirare fuori tutto imprecando di nuovo quando la sua borsa è vuota.
    
    «Ciao- le dico in tono gentile- se ti manca il telo ti puoi mettere sul mio, è grande abbastanza» le spiego con un sorriso mentre alzo gli occhiali per farle vedere i miei occhi e non sembrare sgarbata
    
    «no no guarda tranquilla mi metto sull’erba senza problemi» spiega lei sorridendomi per non fermi preoccupare
    
    «insisto dai senza che ti sporchi» chiudo io in maniera decisa così che lei non debba far altro che sedersi vicino a me.
    
    «Grazie ancora per avermi permesso di aver condiviso il telo con me-mi disse quando alzandosi, segno che stava per andarsene- lavoro in un bar qui vicino se ci passi fermati che ti offro il caffè». Accettando di buon grado l’invito tornai a lavoro poiché anche la mia pausa pranzo stava per finire.
    
    Per tornare a casa devo affrontare un viaggio di venti minuti in metro e alla fermata sotto il lavoro e la ritrovai proprio lì così affiancandomi le sorrisi «Giuro non ti seguo» le dico e subito scoppiamo in una risata. Feci ...
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