1. Prigionia


    Data: 25/02/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Erotici Racconti Autore: ArNy, Fonte: RaccontiMilu

    ... bello rosso. Ora ti darò venti frustate. Non mi interessa se urli o piangi, se soffri o se collassi. Le subirai e lo farai per smacchiare i tuoi errori. Sei stata una pessima schiava con il tuo Educatore. Ora è il caso di rimediare a quanto appena successo.”
    
    Si girò verso il Golem e bastò un: ”Prendila e fissala al muro” e l’automa si ridestò veloce come un fulmine tanto che, mentre Evrilith iniziava a tremare dalla paura indietreggiando, non ebbe quasi altro tempo per rendersi conto di essere nuovamente incatenata al muro. Sta volta dava le spalle al mago.
    
    Il primo schiocco arrivò quando meno se lo aspettava. E fu terribile. I seguenti fecero meno male. Le fece contare i colpi e le disse che voleva anche che ringraziasse e che si scusasse. Arrivati al decimo Torghul ebbe un idea malefica.
    
    La schiena era già ben segnata. E l’occhio gli casco su quelle forme perfette che il golem aveva già ben massacrato.
    
    “Conta!” e la scudisciata seguente colpi la natica destra.
    
    Un urlo strozzato e lacrime di dolore sgorgarono sul viso imbrattato della povera schiava. Dopo poco disse con molta fatica:
    
    “Undici, grazie Padrone…Mi…Mi spiace per non essere stata la schiava che desideri.” E qui iniziò a piangere sommessamente. Si lasciò andare nella ...
    ... tristezza della situazione. Era disperata, soffriva, e in parte soffriva perché stava subendo delle angherie da parte di un uomo che, per quanto fosse un carnefice da odiare, era anche un uomo che le faceva provare emozioni contrastanti.
    
    Le frustate non smisero ed Evrilith intorno alla sedicesima iniziò a scivolare non riuscendo a mantenere del tutto l’equilibrio.
    
    La ventesima fu quella più terribile.
    
    Evrilith biascicò solo un: “Grazie, scusa, Padrone.”. Ed abbassò il capo toccando il muro. Non aveva più nemmeno la forza di controbattere e di sorreggersi.
    
    Torghul sorrise. Era stata brava.
    
    “Sei stata brava, ora posso dire che sei una schiava, e che desidero che tu non faccia più sciocchezze. Voglio che tu faccia tutto quello che ti impongo. E voglio che, da oggi, tu ricominci una nuova vita. Sei mia. Vedo come ti piace. Smettila di comportarti in maniera sciocca.”
    
    Evrilith colse quelle parole ma non ebbe la forza per rispondere. Dopo poco tempo svenne, devastata dal dolore, con troppe poche forze residue dopo un giorno e mezzo di digiuno. Svenne e l’ultima cosa che sentì furono due braccia che la sostenevano. Il Padrone si era avvicinato e l’aveva presa tra le braccia. Sorrise mentalmente, era il suo primo abbraccio con quel elfo. 
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